
L’acquisizione di Arm da parte di Nvidia è stato annullato. Dopo mesi di trattative e di analisi, anche da parte delle autorità antitrust, la società californiana ha deciso di tenersi i 40 miliardi di dollari previsti per acquisire Arm dalla società madre SoftBank. I motivi sono riassunti in una frase: “significative sfide normative”. La notizia è stata riportata per la prima volta dal Financial Times e confermata durante la notte da tutte le parti coinvolte.
Il collasso dell’operazione sotto i gravami delle condizioni di mercato è costata cara a Nvidia. La quale lascerà a SoftBank il deposito di 1,25 miliardi di dollari che è stato versato nel 2020 al momento della sottoscrizione dell’accordo preventivo e per sua natura non è rimborsabile anche in caso di esito negativo della transazione (l’importo sarà messo a bilancio da SoftBank come utile nel trimestre fiscale che termina il 31 marzo 2022). Ancora più ferali le conseguenze per Arm, il cui ceo Simon Segars si dimetterà per essere sostituito dal capo dell’IP di Arm Rene Haas, che casualmente gestiva l’attività Arm di Nvidia molti anni fa.
TechCrunch è stata lesta a raccogliere le dichiarazioni di Haas in merito a Segars: “Ha deciso che in questa fase della sua carriera, il tempo e l’energia necessari per rendere pubblica l’azienda e tutto ciò che lo circonda non erano qualcosa a cui voleva immolarsi. Quindi si dimetterà. Prenderò il suo posto”.
Arm: il futuro è una Ipo ma senza Nvidia
A tracciare la rotta per Arm, è Masayoshi Son presidente e ceo di SoftBank: “Rene è il leader giusto per accelerare la crescita di Arm mentre l’azienda cerca di rientrare nei mercati pubblici. Vorrei ringraziare Simon per il suo leadership, contributi e dedizione ad Arm negli ultimi 30 anni”.
L’accordo, annunciato a settembre 2020, sarebbe stato uno dei più grandi di sempre del settore, dando al produttore di GPU Nvidia il controllo dell’azienda la cui architettura e proprietà intellettuale sono fondamentali per praticamente ogni chip integrato su smartphone, tablet, tv, portatili, automotive, infrastrutture di rete e di sicurezza e smart speaker. A cui si aggiungono i server e l’intera futura roadmap di prodotti Apple.
SoftBank ora afferma che Arm perseguirà una Ipo nell’anno fiscale a partire dal 1 aprile 2022, con lo scopo di rafforzare le attività aziendali e continuare nel percorso già tracciato “perché abbiamo dimostrato una ricetta su come far crescere il business e vogliamo assolutamente continuare”, ha affermato Haas.
Il ceo di Nvidia Jensen Huang ha praticamente fatto eco al nuovo ceo di Arm: “Arm ha un futuro luminoso e continueremo a supportarli come orgoglioso licenziatario per i decenni a venire. Arm è al centro delle importanti dinamiche informatiche. Anche se non saremo un’unica azienda, collaboreremo strettamente con Arm. I significativi investimenti effettuati da Masayoshi hanno posizionato Arm in modo da espandere la portata della cpu Arm oltre il client computing al supercomputer, al cloud, all’IA e alla robotica. Mi aspetto che Arm sia l’architettura CPU più importante del prossimo decennio”.
Dal 2020, quando è stata annunciata la fusione, sia Nvidia sia Arm, nonostante i vincoli di legge, di antitrust e legati ai rapporti con i partner concorrenti di Nvidia, si sono dette entusiaste e ottimiste per la positiva riuscita dell’operazione. Ma a fine gennaio, Bloomberg ha pubblicato un articolo nel quale si riferiva che l’accordo stava fallendo, dopo le sfide imposte dei regolatori del Regno Unito, dell’UE e degli Stati Uniti preoccupati per ciò che Nvidia avrebbe potuto fare una volta acquista Arm. La FTC ha anche citato in giudizio l’azienda al fine di bloccare l’acquisizione.