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RUSSELL HOBBS

Quasi due anni fa, Mark Zuckerberg ha rinominato la sua azienda Facebook in Meta e da allora si è concentrato sulla costruzione del “metaverso”, una realtà virtuale tridimensionale che è frutto più della sua fantasia che di una reale opportunità. Ma dal 2021 il metaverso ha perso parte del suo splendore ed è lentamente appassito un progetto di realtà virtuale attualizzato ma onnipresente negli ultimi venti anni. Un’utopia che si è trasformata in una costosa distopia per Meta. Aziende come la Disney hanno chiuso le loro divisioni del metaverso e hanno cercato di dimenticare questa parola, mentre i metaversi delle startup basate sulle criptovalute hanno silenziosamente languito o imploso. Nel 2022, la divisione Reality Labs di Meta ha registrato una perdita operativa di 13,7 miliardi di dollari. 

Ma di fronte ai fatti, Zuckerberg sembra non darsi pace. Al Meta Connect 2023 è stato evidente che non ha ancora rinunciato al metaverso: ha solo cambiato il modo in cui ne parla. Una volta si concentrò sul metaverso come un nuovo mondo completamente digitale. Ora punta a convincere il pubblico che il futuro è una miscela di digitale e fisico. In fondo la semantica di un neologismo vuoto e privo di valore può essere cambiata a piacimento. Al Connect di quest’anno, Zuckerberg ha sottolineato che il moderno “mondo reale” combina il mondo fisico e il mondo digitale ancora in costruzione e che tutto si basa su “questo concetto che chiamiamo metaverso”.

“Molto presto, penso che arriveremo a un punto in cui sarai lì fisicamente con alcuni dei tuoi amici, e altri saranno lì digitalmente come avatar o ologrammi, e si sentiranno altrettanto presenti quanto tutti gli altri. Oppure entrerai in una riunione e ti siederai a un tavolo. Ci saranno persone che saranno lì fisicamente e persone che saranno lì digitalmente come ologrammi, ma seduti attorno al tavolo con te ci saranno anche un gruppo di ragazzi dell’intelligenza artificiale che sono incarnati come ologrammi e ti aiuteranno anche a fare cose diverse”. Così ha parlato Mark Zuckerberg fedele alla sua ideologia

Peccato che non siano idee nuove per Zuckerberg: Meta lavora da anni sulla fusione dello spazio virtuale e fisico. Ne ha parlato talmente tanto in questi mesi da arrivare alla nausea, anche perché di concreto si è visto poco e male. Però dal 2021 al 2023 sono passati due anni, nel mezzo della pandemia da Covid-19 che ha sovrastimato la portata della presenza virtuale tramite videocall o equivalente. Non appena si è potuto tornare alla normalità, sono ripartiti a spron battuto gli incontri di persona. Non si può continuare a impostare un business ideato in una fattispecie mondiale molto particolare, sostenendo ancora oggi che la maggior parte delle persone trascorrerà del tempo in una versione 3D completamente immersiva di Internet, in particolare sulla piattaforma Horizon Wolds di MetaIl keynote lo ha visto indossare un visore VR per incontrare i suoi amici nello spazio e giocare a poker come avatar di un cartone animato. Ha messo in risalto la meraviglia di incontrarsi in un mondo irreale, mostrando carte e giocatori che fluttuano a gravità zero. Appealing di tutto ciò: nullo.

Anche se il keynote di quest’anno, al contrario, era molto più incentrato sul soggiorno. “Vedi la stanza fisica intorno a te”, ha promesso Zuckerberg. “Puoi risolvere i puzzle Lego o costruire le tue creazioni su qualsiasi superficie piana della tua stanza. Puoi giocare con i tuoi amici seduti attorno a un tavolo. La piattaforma completamente virtuale Horizon Worlds è apparsa quest’anno, ma ha ricevuto molta meno attenzione rispetto a un altro argomento: l’intelligenza artificiale. “Questo è stato un anno straordinario per l’intelligenza artificiale”, ha affermato Zuckerberg. Lo ha detto, certo, peccato che Meta se ne sia accorta in ritardo. Salvo che non voglia riempire il vuoto cosmico del metaverso con la IA. I sospetti ci sono tutti.

Mark Zuckerberg ha annunciato una serie di nuove funzionalità basate sulla tecnologia Meta AI, inclusi chatbot AI che possono aiutare l’utente a fare brainstorming su una festa di compleanno o un assistente AI che gli utenti possono inserire in qualsiasi chat su Instagram, Messenger o WhatsApp. E ha detto che Meta utilizzerà questa tecnologia per far avanzare il metaverso. La maggior parte delle persone ha ancora un’esperienza limitata con questi progressi dell’intelligenza artificiale. Secondo Zuckerberg, Meta ha effettuato molti test e collaborato per assicurarsi che i suoi robot IA non fossero problematici, ma ha anche detto che la società sta lanciando i suoi nuovi prodotti più lentamente del solito.

Non è chiaro, però, quante persone sono pronte a farsi associare ai chatbot del “metaverso”. Ci sono luoghi in cui i mondi 3D e l’intelligenza artificiale si intersecano; Meta ha menzionato, ad esempio, che i robot diventano personaggi in questi mondi. Ma gran parte dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale in questo momento consiste nel digitare suggerimenti in una casella di testo: è un’interazione chiaramente non incorporata. E in questo momento, in questa visione schizofrenica sembra risiedere gran parte dell’entusiasmo di Meta.

Meta non può abbandonare il metaverso come hanno fatto molte aziende. Dopotutto, è nata per questo e lo porta nel nome. Ma fortunatamente, il termine metaverso è sempre stato sfuggente nel suo reale significato etimolgoico, quindi può plasmare a piacimento e, magari, con maggiore attinenza alla realtà e alla visione effettiva dei consumatori. Quindi non è più solo la realtà virtuale, è anche quella aumentata, è anche l’intelligenza artificiale: è un mondo cangiante e polivalente, purché giustifichi l’investimento. Per Zuckerberg è una definizione che comprende tutto. E niente.