apple vision pro igizmo
RUSSELL HOBBS

A Meta c’è voluto un triennio, oltre 15 miliardi di dollari investiti e una serie di prodotti grandi, non belli, per nulla “sexy” e corredati da un concetto di metaverso più simile a Second Life che a “Ready Player One”. Apple ci avrà impiegato anni a sviluppare il Vision Pro ma il debutto nell’era post iPhone è avvenuto nel modo giusto, con funzioni che servono e che sommano smartphone, tablet, pc e wearable. Insomma, non è ancora il momento a Cupertino di abbandonare la gallina dalle uova d’oro (iPhone) ma c’è già chi ne prenderà il posto, in modo definitivo e sinergico. Vision Pro è il visore di realtà mista (aumentata, virtuale e multiverso) che serve e che fa gola, che è concreta e non è affastellata su ipotesi ma si avvinghia a necessità magari non attuali ma certamente future. Se poi si considera che Vision Pro integra un hardware da MacBook Air (anzi di più, se si considera l’apporto del SoC R1) e opera in perfetta sintonia con l’iPhone, viene la pelle d’oca solo a immaginarne le potenzialità. Si pensava che l’ingresso di Apple in questo segmento di mercato potesse alimentarlo ulteriormente e consacrarlo: invece Vision Pro ha solo decretato che è IL visore, il resto non conta già più.

Il visore per la realtà mista (AR e VR) è stato anticipato per troppi anni. Un po’ come il tale che ogni giorno da inizio dell’anno dice “domani sarà Natale”: che arriva puntale ogni volta. Allo stesso modo i grandi informati del Web per anni hanno dissertato sul visore di Apple. Alla fine, è arrivato ma non perché è stato “avvistato”, semplicemente perché le voci intorno all’azienda erano insistenti e perché era inevitabile che ciò avvenisse. Come il Natale. Solo che Apple ha svelato Vision Pro dando una dura lezione a Meta: ad oggi, il visore della Mela morsicata sta a Oculus come in Formula 1 la Red Bull (“come è possibile che dei bibitari facciano un’auto così veloce?” si urlava un tempo a Maranello) sta alla Ferrari. La prima comprende le necessità ed elabora un progetto. La seconda si affida a teorie antiquate di meccanica e aerodinamica, innamorandosi di progetti platealmente inutili e fallaci. Apple ha già fatto scuola, spazzando anni di tentativi e soldi finiti in un buco nero solo perché Mark Zuckerberg si è impuntato su un’idea.

Il visore di Apple è la nuova “next big thing” che riporta l’azienda californiana a creare e proporre una piattaforma ex novo, inesistente finora nella grande varietà di dispositivi e che non parla la lingua immantinente vetusta ma di “integrazione e interazione tra mondo reale e digitale”. Via, il resto è storia. La nuova piattaforma si staglia all’orizzonte con il potenziale di soppiantare gran parte degli attuali prodotti con la Mela morsicata. Nel lungo periodo, certo, ma meglio già abituarsi all’idea che Vision Pro, nonostante interagisca e ne prenda le mosse, ha il potere di cannibalizzare iPhone, iPod, iPad e guarda minaccioso verso i Mac. Finora, nessuna delle tecnologie proposte da Apple ha eliminato prodotti esistenti: li ha completati e integrati. Però c’è sempre una prima volta ed è meglio non sottovalutare la reazione dei consumatori, sempre piuttosto imprevedibile (in senso positivo e negativo).

Si potrebbe tranquillamente arrivare al punto in cui Vision Pro sarà percepito dagli utenti come un’alternativa all’iPhone, per non parlare di un killer di prodotti, ma richiederà almeno cinque anni. Vision Pro arriverà nel 2024 a un prezzo di circa 3.500 dollari, inizialmente solo negli Stati Uniti e con una vocazione chiaramente business anche se pienamente multimediale. Per funzionare al completo, ossia interagire con la rete telefonica, ha ancora bisogno di un Melafonino. Inoltre, è ancora troppo ingombrante per essere indossato in città e deve agganciarsi a una batteria esterna con solo due ore di autonomia. Ma nei prossimi anni, Apple sarà in grado di affrontare questi limiti tecnologici congiunturali e fornire un dispositivo tuttofare e indispensabile. Perfino figo da indossare mentre si è con altre persone, così come oggi non si ha più imbarazzo a scrivere davanti a tutti con l’iPhone o a guardare i messaggi sul Watch.

Arriva tra un anno perché tutto deve essere pronto e a punto. Per questo tutto il contesto disegnato da Apple fa apparire Vision Pro come un giocattolo costoso per ricchi o per chi ha un appetito illimitato per i gadget. Forse questo effetto è stato persino cercato. Ma è pura propaganda: l’azienda ha fatto di tutto per dimostrare, in modo più subliminale, quanto sia necessario avere un Vision Pro per aumentare produttività, multimedialità e connettività con le persone in modo più realistico e impareggiabile. Chi l’ha capito è rimasto a bocca aperta. Gli altri continueranno a concentrarsi sul prezzo, ossia sul dito e non sulla Luna.

Il valore di Vision Pro, e soprattutto delle sue evoluzioni future, diventerà più chiaro man mano che Apple ne mostrerà il potenziale per sostituire un telefono o un computer. Deve essere in grado di comunicare meglio di un iPhone. Oppure utilizza il Web e i fogli di calcolo in modo più semplice rispetto a un Mac. O consente di guardare i film sui voli in modo più elegante di un iPad. È allora che diventa un vero prodotto unico, impareggiabile, insostituibile: come l’iPhone oggi.

I dispositivi Apple hanno una tradizione consolidata: sono semplici da usare e accessibili a tutti. Dagli utenti più piccoli agli anziani, dai neofiti ai super esperti professionisti, sono tutte figure in grado di estrarre il massimo da iPhone e iPad. Vision Pro deve innestarsi in questo alveo già tracciato. Ma quindi è l’evoluzione dell’iPhone? Forse sì, e anche del Mac. Non a caso Apple lo ha definito il suo concetto di “computer spaziale”, che dipana le sue funzioni e potenzialità nello spazio reale attingendo alle risorse digitali. Certo, richiede agli utenti di indossare qualcosa in testa, potrebbe essere scomodo e se si indossano occhiali o lenti da vista bisogna verificare cosa succede. Ma c’è tempo per tutto. Ricordiamo che la data clou è il 2024.

E poi non bisogna sottovalutare che le persone, per necessità, per moda o per utilità effettiva, el corso del tempo hanno la capacità di abituarsi a tutto ciò che porta un vantaggio. Questo è il motivo per cui si vendono tanti smartwatch e pochi occhiali RayBan Stories sviluppati con Meta. Vision Pro ha tutte le carature perché gli utenti possono abituarsi a indossare un oggetto sul viso, proprio come fanno con gli occhiali tradizionali. Proprio come fanno con lo smartwatch, che diventa sempre più insostituibile.

La parte più impressionante di Vision Pro non è la partnership con Disney o la videoconferenza o l’hardware potente o i visori con display ad altissima definizione. È la possibilità di usare l’interfaccia a mani libere con gesti comuni, banali, persino naif. Cosa che per i modelli Quest sembra fantascienza (ricordiamo che Oculus è stata fondata nel 2012 e acquista da Facebook/Meta nel 2014). In dieci anni sono rimasti dov’erano o poco più. Vision Pro si comanda con mani, voce, occhi come fosse realtà fisica digitalizzata. Un altro mondo, irraggiungibile da qualsiasi visore. E per di più Apple non ha usato termini ostici e utopici come metaverso, XR, VR e AR: ha parlato di “computer spaziale”. Applauso.

Questa interfaccia alla fine conquisterà le persone. Ci saranno molti utenti lungo la strada che faranno tutto in un ambiente di calcolo spaziale, piuttosto che tirare fuori un dispositivo dalla tasca. Naturalmente, tutto dipende dal fatto che gli occhiali si riducano di dimensioni e inseriscano i componenti in un pacchetto all-in-one. Con Vision Pro, Apple sta dimostrando che sta lavorando per quel futuro. Ma potrebbe essere una strada lunga e accidentata. In questo momento, Apple sta essenzialmente chiedendo agli utenti di pagare 3.500 dollari per diventare beta tester esclusivi per lastricare la strada al futuro dell’azienda. Giusto per misura, Tim Cook non ha nemmeno indossato il dispositivo durante il WWDC. E le dimostrazioni pratiche dell’azienda sono state attentamente controllate.

Ribadiamo, il dispositivo non verrà rilasciato fino all’inizio del prossimo anno e anche allora sarà disponibile solo negli Stati Uniti direttamente tramite Apple. La società non avrebbe potuto proporre un lancio più limitato e attentamente controllato se ci avesse provato. Ma il fatto è che a Cupertino hanno ben chiaro cosa sarà il futuro, di certo però sarà attraverso una evoluzione del Vision Pro e non passerà dal touchscreen dell’iPhone.