
Dire che sono le Pixel Buds di seconda generazione sarebbe riduttivo. Così deve averla pensata anche Google, tant’è che ha denominato la nuova fascia alta dei suoi auricolari Tws con la dicitura Pixel Buds Pro. Il suffisso “pro” è una promessa ma anche un’attestazione di volontà di Big G di superare i livelli finora raggiunti e posizionarsi in una fascia audio superiore. Così come evidenziato anche dal prezzo: 219 euro, il più alto per le Pixel finora proposte. La prima generazione di Pixel Buds era di buona qualità, mancava del sistema attivo di cancellazione del rumore (era meccanico, ossia derivato dall’inserimento dell’auricolare nel canale uditivo) e con gli aggiornamenti pubblicati dalla società di Mountain View l’esperienza d’uso e la resa acustica sono migliorati. Le Buds Pro compensano le mancanze delle prime Buds (top di gamma, i modelli A sono entry level) e le superano in sonorità.

Configurazione semplicissima: basta avvicinarle allo smartphone
Abbiamo provato le Pixel Buds insieme con un Pixel 6 Pro, proprio per intonare le nuove Tws flagship con il modello di punta degli smartphone di Google. La configurazione è semplice e immediata: si apre la custodia delle Pro, sul display del Pixel compare la schermata di abbinamento e, come sempre, è necessario scaricare l’applicazione Google Pixel Buds per assicurare l’abbinamento via Bluetooth.
La procedura step-by-step provvede a installare gli elementi necessari, ad attivare il riconoscimento vocale di Google per impartire i comandi all’Assistente dalle Buds e ricevere risposte vocali senza ricorrere allo smartphone e, nell’ultimo passaggio, installa il firmware più recente per le Tws. Nell’arco di una decina di minuti al massimo si è operativi con le Buds Pro aggiornate.




Una volta indossate, attendono solo di ricevere la musica. In questo caso ci siamo affidati a Spotify sfogliando la nostra playlist passando dalla musica classica (per esempio Vivaldi e Rachmaninov), fino al pop per arrivare al rock più intenso (per esempio, Ac/Dc ma anche Fleetwood Mac e T.Rex). L’idea è stata di mettere alla prova di speaker da 11 mm a qualsiasi volume e con una caleidoscopica suite musicale. La resa acustica delle Buds Pro è ottima, in tutti i contesti. Piace a chi scrive soprattutto perché tende ad avere un comportamento “monitor”, ossia piatto e privo di dominanti sui bassi, così da avere una riproduzione fedele delle frequenze. Ciò non toglie che è possibile attivare la modalità Equalizzazione e amplificare alti e rendere più profondi i bassi. Si perde in equilibrio ma si guadagna, per chi lo predilige, in maggiori stimoli di pitch.




Noi abbiamo lasciato disattivato questa funzione che, come nelle altre auricolari Pixel, accessibile in modo un po’ tortuoso. Per configurare le Buds Pro è necessario recarsi nella scheda Bluetooth di Android, fare tap sull’icona a forma di ingranaggio di fianco al nome della periferica e ci si ritrova nel pannello di controllo.
Google permette di configurare in modo approfondito alcune opzioni, tra cui il comportamento delle gesture sui padiglioni delle Pro. Si possono definire azioni con uno, due o tre tocchi e gestire il passaggio dalla cancellazione del rumore (attivarla o disattivarla) alla modalità trasparenza, che permette di non essere isolati e sentire i rumori esterni, sempre agendo sui padiglioni.

Bisogna mettere in conto un limitato addestramento per imparare le gesture, ma poi queste si rivelano utili soprattutto per gestire Anc e trasparenza a seconda del luogo o della situazione in cui vi trovate. Se la trasparenza ormai è una funzione collaudata, altrettanto non si può dire per l’Anc la cui efficacia varia da Tws a Tws. Sulle Pixel Buds Pro è stato necessario attendere un anno per averlo e dobbiamo ammettere che Google ha svolto un lavoro egregio. La riduzione del rumore è ottima, compensa in modo efficace la maggior parte delle situazioni, dai mezzi pubblici fino agli ambienti rumorosi. Se a ciò si aggiunge la certificazione IPX4 per la resistenza al sudore e agli spruzzi d’acqua, si completa lo schema d’utilizzo tipico delle Buds Pro: per la musica (l’audio in HD è via AAC), per il multimedia, per il gaming (c’è l’opzione per ridurre la latenza di trasmissione via Bluetooth) e per il fitness.

Alla resa dei conti, basta solo tenere presente un accorgimento: che la cover simile ai modelli finora visti di Pixel cela una coppia di Bus Pro con padiglione più grande rispetto alle precedenti Buds e alla serie A. Questo per via del fatto che contiene i microfoni per l’Anc. Gli stessi microfoni che permettono di avere conversazioni chiare e precise, anche con frastuoni ambientali fastidiosi.
Se ancora non fosse abbastanza, nella configurazione si possono migliorare i livelli di intervento dell’Anc. In primis con la funzione Silent Seal che permette di misurare attivamente come è stato indossato l’auricolare di Google e di ulteriormente ottimizzare l’intervento della riduzione del rumore in base al condotto uditivo. Le Buds Pro non tendono mai a raggiungere i fastidiosi livelli di apparente compressione del canale uditivo di altri sistemi Anc molto invasivi.




Inoltre, è possibile massimizzare l’uso della tecnologia Anc con la funzione di chiacchierata a bassa voce, che consente di parlare tenendo un tono discreto anche camminando per strada. Ancora una volta, l’intelligenza artificiale di Google e il circuito di riduzione del rumore, con i microfoni, si occupa di supportare la funzione delle Buds Pro.
Poiché sono Tws di nuova generazione, va da sé che gestiscono più dispositivi, quindi possono essere collegati a due device (lo smartphone e il pc) in contemporanea. Il routing audio è gestito in automatico dalle Buds Pro a seconda che il flusso provenga da una canzone riprodotta dallo smartphone o dalla call derivante dal pc.
Non abbiamo ancora citato i comandi vocali e l’Assistente di Google solo perché già presenti nei modelli precedenti e ora portati a una migliore reattività. Pronunciando “Hey Google” quando si indossano le Buds Pro si può gestire quasi in toto lo smartphone senza estrarlo dalla tasca.



Il tutto senza preoccuparsi troppo dell’autonomia. Google dichiara fino a 11 ore di ascolto senza Anc; sono 7 le ore con Anc attivato. La custodia permette di ricaricare per altre tre volte circa. La custodia, a sua volta, si ricarica via Usb-C o wireless con standard Qi.


Insomma, abbiamo dovuto attendere un anno per avere le Pixel Buds con Anc ma le Pro ripagano l’attesa, e alla grande. In più, ci sono alcune chicche. Una volta configurate con uno smartphone Android sono associate al profilo principale usato per Gmail e quindi sono riconosciute in automatico da altri device Android, senza doverle riconfigurare da zero. In secondo luogo, il funzionamento con iOS è migliorato sensibilmente, per quanto non ancora a livello così integrato come avviene con il sistema operativo di Google.