
Mancano due giorni all’insediamento di Joe Biden ma Trump, avendo ancora pieni poteri di Presidente degli Stati Uniti, deve aver deciso di farli valere in lungo e in largo. Anche perché, le azioni e i provvedimenti che sta attuando, dovranno poi essere annullati da Biden. Il quale, probabilmente, non avrà alcune delle faccende che vi stiamo raccontando tra le priorità iniziali di governo. Tant’è che l’amministrazione di Trump ha notificato ad alcuni fornitori di Huawei, tra cui Intel, la revoca delle licenze per vendere componenti al brand cinese e la volontà di rigettare dozzine di richieste per fornire l’azienda cinese.
La notizia è stata pubblicata in “esclusiva” da Reuters, che ha appreso le informazioni da “persone a conoscenza dei fatti”. L’azione si prospetta come l’ultima del Presidente Trump nei confronti di Huawei. Ma non è detto, il vulcanico Donald potrebbe trovare qualche altro motivo per vessare le società cinesi. Come ben dimostrato settimana scorsa quando ha messo Xiaomi una black list (ben diversa dalla entity list che grava su Huawei) che impedisce l’acquisto di azioni e simili da parte di investitori statunitensi.
La battaglia personale, perché di questo si tratta, di Trump nei confronti di Huawei ha raggiunto vette che in molti casi rasentano l’eccesso, se non il ridicolo, perché nelle stanze del Presidente si ritiene il brand cinese un pericolo per la sicurezza nazionale.
È piuttosto divertente scoprire che la manovra di Trump arrivi praticamente nelle ultime 48 ore utili del suo mandato, l’ultimo sforzo di sferzare la Cina passando da Huawei. Dal 20 arriverà Joe Biden: sarà interessante comprendere che posto avranno questi status quo nel suo programma di governo. Molti brand cinesi, da Huawei a Dji fino a Xiaomi, saranno piuttosto curiosi di capire se è previsto un cambio di gestione quantomeno nel medio periodo, perché le azioni finora compiute da Trump hanno penalizzato e non poco il business delle aziende cinese coinvolte. Ma hanno tolto un enorme potenziale di fatturato bloccando il business alle controparti statunitensi.
Le licenze per lavorare con Huawei finite nell’oblio valgono 280 miliardi di dollari
Reuters ci tiene a precisare che né Huawei né Intel hanno rilasciato commenti sulla vicenda. Nemmeno le figure istituzionali statunitensi hanno rilasciato specifiche dichiarazioni, limitandosi a dire che il loro impegno “vincolante” è “proteggere la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e gli interessi in termini di politica estera”.
In una email vista da Reuters in cui si documenta l’azione, si legge che il Dipartimento del Commercio ha “intenzione di negare un significativo numero di licenze richieste per esportare” componenti verso Huawei e “di revocare almeno una delle licenze già garantite”. Le licenze sono necessarie per permettere la collaborazione tra le aziende made in Usa e Huawei in seguito all’iscrizione del brand cinese nella entity list. Le società statunitensi che intendono intrattenere rapporti di business devono dimostrare i motivi e gli ambiti del loro interesse, quindi sono ammesse attraverso l’autorizzazione del Dipartimento del Commercio alla licenza speciale.
L’azione attuata da Trump è tanto più dannosa per le aziende americane coinvolte perché alcune hanno “atteso mesi” la risposta in seguito alla richiesta della licenza. Ora dovranno addirittura fare i conti con un probabile rigetto. Le aziende a cui sarà negata la licenza avranno 20 giorni per rispondere, mentre il Dipartimento del Commercio si prende 45 giorni per valutare se la decisione di revoca sia finale o meno. Dopodiché le aziende avranno altri 45 giorni per fare appello. Una procedura machiavellica, ideata non per semplificare il business delle aziende ma per disincentivare la collaborazione con Hauwei.
Si pensi che prima dell’azione di blocco di Trump, erano in attesa di risposta (perché le agenzie non erano in accordo tra loro oppure perché non se la sono sentita di garantire il via libera) ben 150 licenze per un equivalente in tecnologia e prodotti pari a 120 miliardi di dollari. Altre licenze per un valore di 280 miliardi di dollari riguardano Huawei e non sono state ancora processate ma saranno, molto probabilmente, bloccate.