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Fake news e contenuti creati dall’Intelligenza Artificiale (come ChatGPT e Google Bard: l’Unione Europea suona la carica e accelera per limitarne l’impatto. Per voce della vicepresidente Vera Jourovà lancia un appello alle Big Tech “L’Intelligenza Artificiale presenta nuovi rischi e conseguenze negative per la società. In pochi secondi i chatbot possono creare immagini autentiche di eventi mai accaduti, così come i software di generazione vocale possono imitare la voce di una persona sulla base di un campione di pochi secondi”, ha dichiarato. “Per questo ho chiesto ai firmatari del Codice di Condotta dell’Ue di creare una sezione dedicata e separata all’interno del Codice per discuterne, dato che ad oggi non contempla questo tipo di strumenti”.

Intelligenza Artificiale: un’etichetta per i contenuti generati

La forte preoccupazione emergente in materia di fake news all’interno non solo della Commissione Ue (da ricordare il monito giunto nei confronti di Twitter che ha deciso di abbandonarlo) prevede azioni da attuare velocemente. “Ho detto più volte che abbiamo il compito di proteggere la libertà di parola. Ma quando si tratta di produzione di Intelligenza Artificiale, non vedo alcun diritto per le macchine di avere la libertà di parola”, ha ribadito con forza Vera Jourovà. “Vogliamo che le piattaforme etichettino la produzione di contenuti IA in modo che l’utente normale, che è distratto da molte cose diverse, veda chiaramente che non si tratta di un contenuto creato da persone reali. Per noi è importante che ci sia velocità, quindi etichettatura immediata e chiarezza”. Come a dire che l’obiettivo è duplice. Primo: riuscire a creare le condizioni di tutela e garanzia affinché i malintenzionati non possano produrre disinformazione. Secondo: rendere riconoscibili agli utenti i contenuti generati con l’Intelligenza Artificiale. Le Big Tech, con le rispettive piattaforme che hanno aderito al Codice di Condotta Ue sulle fake news, sono dunque i primi destinatari di questa pressante richiesta, ancor più in vista dell’entrata in vigore dal 25 agosto del DSA (Digital Services Act).