RUSSELL HOBBS

Microsoft e Google “accettano” lo status di “gatekeeper” attribuito loro da parte dell’Unione Europea in conformità alla legislazione del DMA (Digital Marktes Act) che impone di rendere più semplice per gli utenti spostarsi tra servizi concorrenti come piattaforme di social media e browser Internet. Il DMA dell’Ue è volto a ripristinare corretti equilibri e condizioni di mercato. In caso di violazione delle misure imposte, la multa arriva fino al 10% del fatturato globale dell’azienda e al 20% in caso di comportamento recidivo. La normativa sui mercati digitali stabilisce una serie di criteri oggettivi e molto precisi per definire le piattaforme online di grandi dimensioni che esercitano una funzione di controllo dell’accesso, vale a dire di “gatekeeper”. Ciò le consente di focalizzarsi sui problemi posti dalle grandi piattaforme sistemiche. Sono prese in considerazione le imprese che:

– detengono una posizione economica forte, hanno un impatto significativo sul mercato interno e operano in più paesi dell’UE;

– occupano una forte posizione di intermediazione, nel senso che collegano un’ampia base di utenti a un gran numero di imprese;

– detengono (o stanno per detenere) una posizione solida e duratura sul mercato, vale a dire stabile nel tempo.

L’impresa deve cioè aver risposto ai due criteri di cui sopra in ciascuno degli ultimi tre esercizi finanziari. 

Google e Microsoft dicono ok

Nell’ambito del suo ultimo giro di vite contro le Big Tech, a settembre l’Unione Europea ha scelto 22 servizi “gatekeeper”, gestiti da sei delle più grandi aziende tecnologiche del mondo, per affrontare le nuove regole. Google vanta il maggior numero di servizi, incluso il sistema operativo Android, le mappe e la ricerca, che dovranno affrontare regole più severe ai sensi della DMA. E il colosso di Mountain View ha detto che si opporrà alla decisione assunta. Anche un portavoce del colosso di Redmond Microsoft ha detto: “Accettiamo la nostra designazione e continueremo a lavorare con la Commissione Europea per soddisfare gli obblighi imposti a Windows e LinkedIn dal DMA”

Le altre Big Tech che si oppongono (anche al DSA)

Il Digital Markets Act richiede che questi interagiscano con le loro app di messaggistica con i concorrenti e consentano agli utenti di decidere quali app preinstallare sui propri dispositivi. Pertanto, si applica ai servizi erogati ad esempio (oltre che da Alphabet con Google e Microsoft), ad altre Big Tech quali Amazon, Apple, Meta, ByteDance, proprietario del social cinese TikTok. Chi è stato individuato come tale ha tempo fino a giovedì 16 novembre per presentare il loro reclamo al Tribunale Generale con sede in Lussemburgo, che si occupa di casi che vanno dal diritto della concorrenza al commercio e all’ambiente. Tra queste ci sono aziende che hanno già manifestato la loro opposizione alla designazione di “gatekeeper”. È il caso delle piattaforme di e-commerce Zalando e Amazon hanno contestato il Digital Services Act (DSA), visto come una legislazione complementare al DMA, che impone maggiori responsabilità alle aziende tecnologiche per i contenuti condivisi sui loro siti. Ma non solo. Secondo quanto fa trasparire l’agenzia Reuters, altre società come TikTok e Meta potrebbero “opporsi”. La settimana scorsa Bloomberg News aveva riportato che anche Apple si preparerebbe a metterà in discussione la sua designazione. Vedremo questione di giorni, anzi di ore.