
Tim, dopo il consiglio di amministrazione convocato d’urgenza a seguito dell’offerta non vincolante da parte del fondo americano Kkr, ha deciso di prendere tempo. E di non escludere la possibilità di ricevere e valutare altre proposte e/o alternative. Di qui la decisione di rimandare a un nuovo incontro per il 24 febbraio per le decisioni correlate.
Kkr: l’obiettivo dell’offerta per Tim e la strategia del governo
Il fondo Kkr ha messo sul piatto una proposta, che riguarda la società della rete che avrà in sé quella fissa, inclusa FiberCop, e la partecipazione in Sparkle, prevederebbe una valorizzazione di tutta Netco intorno ai 20 miliardi e non è da escludere che la stessa Tim possa restare nella società magari con una partecipazione minoritaria. In quest’ottica di tratterà di capire l’eventuale con volgimento da parte di Cdp (Cassa Depisti e Prestiti) o anche di qualche altre player di matrice pubblica. Così come si tratta di verificare la partita che intende giocare il colosso dell’entertainment Vivendi che è ancora l’azionista di maggioranza della compagnia telefonica guidata da Pietro Labriola con quasi ilo 24% delle quote azionarie. Se l’iniziativa di Kkr ha avuto il merito di giovare alla quotazione in borsa del titolo Tim, reduce da significativi rialzi a Piazza Affari (la chiusura di ieri ha fatto registrare un valore di 0,2835 euro, dall’altro canto c’è da attendere la posizione che il governo di Giorgia Meloni intende assumere. Dal canto suo il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti è stato chiaro: “La rete nazionale a controllo pubblico resta non solo un obiettivo dichiarato, ma che cercheremo di praticare. Bisogna valutare per bene e nei dettagli la proposta di Kkr. Dopo di che il governo, che è parte azionista e in parte ha altri poteri, valuterà il da farsi”. La partita a scacchi è appena cominciata.