
Tassa sul traffico: l’Unione Europea è scesa in campo ma si muove con massima cautela. Non vuole lo scontro tra operatori Tlc e Big Tech. È stato il Commissario del Mercato Interno e dei Servizi, Thierry Breton, a prendere la parola (come aveva promesso) in occasione dell’apertura di Mwc 2023, difendendo una consultazione pubblica lanciata la scorsa settimana che potrebbe richiedere a Big Tech di sostenere una parte maggiore dei costi. E ha dichiarato: “Per me la vera sfida è fare in modo che entro il 2030 i nostri concittadini e le nostre imprese nelle nostre strade in tutta l’Unione Europea abbiano accesso a una connettività Gigabit veloce, affidabile e ad alta intensità di dati”.
Tassa sul traffico: scontro frontale con Tlc e Big Tech
La tassa sul traffico, richiesta da molti operatori delle Tlc (Deutsche Telekom, Telefonica e Telecom Italia), sta riscaldando il clima. E non poco. Oltre alla contrarietà logicamente espressa da Google, Meta e Netflix – presenti alla kermesse di Barcellona – sta registrando opposizioni di vario tipo e natura. E se il ceo di Telefonica, Jose Maria Alvarez-Pallete e quello di Orange Christel Heydemann, hanno sostenuto che questo “… è il momento di collaborare tra operatori delle Tlc e Big Tech – per arrivare alla definizione di un nuovo quadro europeo che apporti un giusto contributo dei grandi generatori di traffico online ai requisiti di connettività – il governo olandese ha espresso parere contrario.
Il no del governo olandese e il rischio per la neutralità della Rete
E ha messo in guardia i legislatori Ue contro l’imposizione di un pedaggio Internet alle società tecnologiche. Un attacco diretto alla consultazione pubblica voluta dalla Commissione e in particolare da Thierry Breton. Dal canto loro i grandi “consumatori di dati”, ossia le Big Tech, sostengono di contribuire in maniera già rilevante e che una decisione a favore della tassa sul traffico potrebbe violare le regole di neutralità della rete e portare a un aumento dei prezzi per gli europei. Critiche arrivano anche da David Frautschy, direttore di Internet Society, un gruppo di difesa senza scopo di lucro statunitense, che ha detto: “Potrebbe accadere che le piattaforme basate sui contenuti potrebbero instradare i propri servizi tramite ISP (fornitori di servizi Internet) al di fuori dell’Unione Europea. Eventuali nuovi regolamenti violerebbero le disposizioni sulla neutralità della rete e frammenterebbero Internet, danneggiando i consumatori e le economie europee”. La partita è appena cominciata. Ma per l’Unione Europea sarà difficile tenere il punto di equilibrio.