
Mentre l’Unione Europea (che celebra i 30 anni del mercato unico) si appresta a riaprire il dossier con la richiesta – avanzata dalle compagnie tlc – alle Big Tech di versare un “equo compenso” per l’infrastruttura Internet, arriva un documento firmato dalla European Internet Exchange Association (Euro-IX) che evidenzia svariate criticità. Il Commissario per il Mercato e i Servizi, Thierry Breton, ha dichiarato nello scorso mese di ottobre la volontà di avviare, proprio a inizio di quest’anno, una consultazione sui cosiddetti pagamenti “fair share” prima di proporre una legislazione. Ebbene: un pool che rappresenta i fornitori di servizi Internet in ambito europeo ha evidenziato che tale proposta di far pagare alle società Big Tech i costi di rete degli operatori di telecomunicazioni potrebbe creare una debolezza sistemica nelle infrastrutture critiche.
Reti tlc, la battaglia nell’Unione Europea
L’Unione Europea ha deciso di accogliere le istanze degli operatori delle tlc (varando un tavolo di confronto) che chiedono di attuare nuove leggi affinché le Big Tech del calibro di Google, Facebook, Netflix contribuiscano a sostenere una parte dei costi delle reti europee, dal momento che assorbono gran parte del traffico Internet. Ma ora sul piatto arrivano le contro indicazioni vergate dall’European Internet Exchange Association. Secondo il suo amministratore delegato, Bijal Sanghani, i legislatori non dovrebbero dare la priorità “alle regole amministrative rispetto alla necessità tecnica o a un Internet di alta qualità”. Come a dire che, l’ipotetica “tassa sul traffico” richiesta all’Unione Europea dalle compagnie delle tlc potrebbe indurre piattaforme orientate ai contenuti come Facebook e altre piattaforme di social media a instradare i propri servizi tramite ISP (fornitori di servizi Internet) al di fuori dell’Unione Europea.