
E-commerce, consumi, comportamenti ed esperienza d’acquisto, scenario retail. Nell’era post-Covid tutto evolve e molto rapidamente, anche alla luce degli impatti che la congiuntura economica (rialzo dei tassi di interesse, stretta creditizia, stipendi bloccati) contribuisce a determinare. In un panorama così fluido, ecco allora alcuni spunti emersi di recente.
Le esperienze d’acquisto e i consumi degli italiani
Assirm Talk Retail, con il convegno virtuale intitolato “Shopper e Retail nei momenti di turbolenza”, sono stati affrontati temi relativi alle evoluzioni delle abitudini del consumatore nell’attuale contesto inflattivo, ai nuovi touch point e canali di acquisto, alle strategie dei punti vendita con le sfide future dell’industry fra promozioni, prezzi e sostenibilità. L’evento è stato organizzato da Assirm, l’associazione che riunisce le maggiori aziende italiane che svolgono ricerche di mercato, sondaggi di opinione e ricerca sociale. Ivano Garavaglia, Head of Retail e Marco Pellizzoni, Consumer Panel commercial director di GfK hanno rilevato una crescita del Largo Consumo dal 2020 al 2023 pari al 12%. Infatti, rispetto al 2022 e trainati dall’inflazione, gli italiani hanno da un lato hanno incrementato del 7,6% la loro frequenza di acquisto e dall’altro è stato limitato l’aumento dell’importo dello scontrino (+1,6%). “Il Largo Consumo è cresciuto negli ultimi tre anni a valore in modo importante. Nei primi due anni post-pandemia, è cresciuto in maniera reale in termini di consumi, con una frequenza di acquisto in calo ma un aumento delle dimensioni effettive del carrello, dettato anche dalla maggiore permanenza a casa dei consumatori. Nell’ultimo anno il quadro si è fatto più complesso per via dell’inflazione, con crescite meno che proporzionali a valore e quindi fenomeni di trading down e anche taglio dei volumi piuttosto diffusi tra le categorie. Si nota in particolare come lo Shopper Largo Consumo preferisca cercare di mantenere più contenuto possibile l’importo medio dello scontrino, esercizio sempre più difficile da realizzare a fronte di un’inflazione molto rilevante”, ha dichiarato Marco Pellizzoni, Consumer Panel Commercial Director di GfK. Rita Diolaiuto, Business Director di CFI ha sottolineato: “Il consumatore reagisce propendendo per un maggiore acquisto delle MDD seguito dal maggiore ricorso alle promozioni e ai prodotti primo prezzo, con un 32% di consumatori che ha contratto i consumi”.
E-commerce, lo sviluppo e il futuro dei negozi fisici
Un altro elemento di cambiamento riguarda poi la mappa commerciale. Secondo le analisi condotte da Wall Street e pubblicate da The Sun, si prevede che entro la fine del 2027 chiuderanno circa 50.000 negozi negli Stati Uniti. E questo dato potrebbe peggiorare, arrivando fino a 70.000-90.000 chiusure, se il potere d’acquisto della popolazione dovesse ulteriormente calare. La previsione delle chiusure dei negozi si basa su quella della crescita dell’economia legata all’e-commerce che passerà dall’attuale 20% al 26% entro il 2027. Ubs ha calcolato che ogni aumento di 100 punti base della percentuale di vendite on-line inneschi circa 8.000 chiusure di negozi fisici, con impatti maggiori per quelli che operano nei segmenti abbigliamento, accessori, elettronica e arredamento per la casa. Una tendenza in linea con quanto sta accadendo in Italia. Dallo studio di Confesercenti emerge che la Campania è in assoluto la regione italiana ad aver registrato la perdita più alta di negozi. Nel 2022 hanno chiuso la saracinesca in 2.707, seguono il Lazio con 2.215 e la Sicilia con 2.142: ma anche al Centro e al Nord la situazione è simile. I nostri centri urbani sono sempre più deserti e si sta sviluppando quel processo sociologico urbano identificato col termine Gentrification, un cambiamento delle città che diventano terre di turisti e di fasce più abbienti a discapito della classe media, costretta ad allontanarsi a causa dell’aumento del costo della vita. Garantire la salute del commercio di prossimità, quindi, diventa fondamentale per tutti. Di enorme importanza si è rivelata essere l’omnicanalità, ossia l’utilizzo del canale on-line nelle vendite che ha avuto una crescita altissima negli ultimi anni, passando da 16,6 miliardi nel 2015 a ben 48,1 miliardi nel 2022. E se le vendite in internet sono state la causa iniziale della desertificazione commerciale, ora si stanno rivelando un’opportunità concreta per il commercio tradizionale.