TCL NxtWear G iGizmo Luca Figini
PALADONE

Lo diciamo subito, a scanso di equivoci. Gli occhiali interattivi NxtWear G di TCL non sono visori per la realtà virtuale o aumentata. Non sono una “porta” per il metaverso, qualsiasi cosa si intenda con questo termine tra il reale e l’operazione di maquillage marketing. Sono una cosa per certi versi più semplice, il che non va confuso con “banale”, e per altri più utile. TCL ha sostanzialmente integrato in questi occhiali due mini display per ciascuna lente così da restituire una visione “stereo” delle immagini. E qui la trovata geniale del brand: sono connessi via Usb-C a pc, mac, smartphone, tablet e a qualsiasi device che possa comandare un monitor esterno aggiuntivo attraverso la più recente connettività Usb. In sostanza, collegando gli NxtWear G al MacBook Air M1, nel nostro caso, via Usb-C abbiamo dotato il portatile di un display esterno aggiuntivo, che si comanda dal pannello del monitor sia come replica di quanto si vede sul monitor integrato nel notebook, sia come schermo separato sul quale vedere in modo totalmente immersivo contenuti multimediali, lavorare su app, interagire con la navigazione web e le videochiamate in modo totalmente nuovo.

Immersività è la parola chiave. TCL promette che la visione dei due display Micro Led, prodotti da Sony e con risoluzione Full HD 1080p (1.920×1.080 pixel), equivale a osservare un pannello di 140 pollici a 4 metri di distanza. Entriamo più nel dettaglio di ciascun display che è posto nella parte superiore della lunetta di ogni lente e le immagini sono visualizzate per mezzo di uno specchio. Il formato è a 16:9, l’angolo di visuale è pari a 47° e il refresh rate a 60 Hz. Quando indossati si riconosce il contenuto posto nella parte centrale con un senso di profondità superiore rispetto a quello classico del monitor di un computer.

La sezione inferiore tende a essere curvata per seguire le linee degli occhiali, con le lenti coperte da una superficie nera perché non sono occhiali studiati per vedere la realtà in modo aumentato o virtuali, lo ribadiamo, ma per proiettare i contenuti da una sorgente sui pannelli Micro Led integrati. Completano la dotazione i due speaker posti a circa metà dell’asta così da risultare proprio sopra all’orecchio mentre si osservano i contenuti. Ne beneficiano film, ma anche video, presentazioni e qualsiasi riproduzione multimediale che sommi l’esperienza visiva e sonora.

Gli NxtWear G indossati in questi contesti, per esempio in modo basilare al fine di guardare un film in streaming, assicurano una concentrazione totale sul contenuto. Tanto da sentirsi proiettati all’interno del contesto in modo più intenso, profondo e coinvolgente. La riproduzione multimediale è la killer application per questo accessorio che rende davvero personale e intima la visualizzazione dei film.

Tuttavia non è l’unico o il solo ambito in cui gli occhiali di TCL fanno la differenza. Li abbiamo usati anche per lavorare ed è davvero avveniristico poter interagire con il sistema operativo e le applicazioni come se si fosse “immersi” al loro interno. Pur continuando a usare tastiera, mouse o touchpad del notebook. Si prenda il caso di questa recensione, che stiamo scrivendo indossando gli NxtWear G: il fatto che il desktop, il browser, l’ambiente complessivo del sistema operativo siano così prossimi agli occhi e si muovano in accordo con la nostra testa trasforma la produttività in un’esecuzione più profonda e immediata. Come se sparissero le distanze tra il notebook e la persona. Il che significa anche ottenere un livello di concentrazione maggiore su ciò che si sta facendo.

Il top si raggiunge quando si abbinano i TCL NxtWear G a uno smartphone o a un tablet: si supera la logica del display touchscreen, che diventa il comando per un ambiente di lavoro ampio, esteso e dedicato. In sostanza, sfruttando le doti touch del pannello del telefono e il maxi display proiettato dai Micro Led sulle lenti si opera “in grande” ovunque ci si trovi su qualsiasi tipo di documento, file e app. Il che significa tanto massimizzare la resa di visione dei film, quanto amplificare la produttività.

Il tutto è ancora più sublimato nel momento in cui il device mobile dispone di un ambiente dedicato quando si collegano i monitor esterni, come nel caso delle piattaforme DeX per i modelli flagship di Samsung oppure Ready For di Motorola. In abbinata con i NxtWear G questi modelli non si limitano a riprodurre in grande l’interfaccia di Android ma attivano un ambiente simil-pc che può essere gestito dal touchscreen oppure, collegando via Bluetooth tastiera e mouse, si opera in tutto e per tutto come se si fosse davanti a computer con un maxi display. Portando la produttività e la riproduzione multimediale a un livello ancora superiore, proprio perché gli occhiali riducono le distanze tra l’interfaccia e l’utente e “immergono” nell’ambiente dello smartphone.

A compendio di quanto detto, che in sostanza si può riassumere nell’usare un device in modo più personale e intimo, si consideri che TCL non ha dotato di batterie gli NxtVision G che, quindi, sono passivi e alimentati dal dispositivo a cui sono connessi. Ulteriore semplificazione perché evita di ricaricarli. Ma che obbliga, si badi bene, per usi prolungati ad avere un battery pack o il carica batteria a portata di mano per lo smartphone al fine di ricaricarlo. Purtroppo non c’è il cavo pass-through per ricaricare mentre si usano i TCL. Però c’è il sensore di prossimità posto proprio al centro delle due lenti così da disattivare i Micro Led quando non sono indossati.

La domanda che potrebbe sorgere spontanea è: si rimane isolati dal mondo esterno? No, TCL ha studiato una forma e una dimensione delle “lenti” tali per cui è possibile spostare leggermente la vista e continuare ad avere una chiara percezione del mondo esterno. Inoltre, aggiungiamo, se la coppia di speaker stereo (la qualità è discreta) integrata nelle aste non dovesse essere sufficiente, si possono liberamente utilizzare gli auricolari Bluetooth collegati al device. È sufficiente impostare come primario l’output sonoro su questi ultimi.

Avendo provato per qualche giorno i TCL NxtWear G abbiamo saggiato tanto le positività e i plus di questo progetto, che vi abbiamo finora descritto. Quando alcuni aspetti perfettibili, considerando che si tratta di un campione. Una sorta di effetto “mal di mare” potrebbe essere percepito da chi è abituato a portare occhiali graduati: nessuna paura. Potete indossare l’accessorio di TCL sopra i vostri occhiali oppure lasciarvi il tempo di prendere confidenza con i NxtWear G. Un periodo di apprendimento che va comunque messo in conto, per quanto breve, al fine di gestire al meglio il dispositivo.

Un altro aspetto perfettibile riguarda le aste, fin troppo rigide e con trattamento in gomma satinata per assicurare la migliore stabilità durante l’uso. Raggiungono l’obiettivo di rimanere ben fissi sulle orecchie e gli occhi ma tendono a “stringere” un po’ ai lati: con l’uso anche gli occhiali si adattano all’utente.

Infine, lo ribadiamo e non è un limite ma una condizione “si ne qua non”: il device a cui collegate i NxtWear G via Usb-C deve supportare la funzione display attraverso questa porta. Quindi smartphone, tablet, notebook e così via devono poter pilotare un monitor esterno aggiuntivo via Usb-C. Senza questa compatibilità, collegando gli occhiali di TCL a un device non dotato di questa caratteristica si otterrà che gli NxtWear G non funzioneranno.

Valutazione
TCL NxtWear G
recensione-tcl-nxtwear-g-visioni-immersiveUn prodotto interessante non per la realtà virtuale o aumentata, che devono ancora trovare un protocollo e un contesto d'utilizzo effettivo, ma per la semplicità: si tratta di un monitor esterno indossabile che restituisce un'esperienza di visualizzazione pari a un 140" a distanza di 4 metri. Ottimo per rendere più intimo e coinvolgente tanto il lavoro quanto lo svago. Tutto bello ma per funzionare bisogna avere notebook, smartphone o tablet con uscita Usb-C dotata di supporto per monitor esterni. Altrimenti non funziona.