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Un pericoloso nuovo mondo. Dove il sommarsi di eventi terribili e imprevisti, prima la pandemia, poi la crisi climatica, la guerra e l’inflazione, ha innescato nei primi mesi del 2022 una tempesta perfetta di cui vediamo propagarsi gli effetti giorno su giorno. È questo, in estrema sintesi, ciò che emerge dal Rapporto Coop 2022, fotografia di un paese sconvolto dagli effetti della guerra e dall’inflazione e pubblicato sulla testata InsiderDairy.com (testata giornalistica afferente alla casa editrice Nelson Srl, che pubblica anche iGizmo.it). Presi dalle difficoltà economiche gli italiani si adattano ripartendo da se stessi e risparmiando come e dove si può. Con un nuovo mantra però, spiega il Rapporto: nessuno tocchi il loro cibo. Già la pandemia aveva provocato inevitabili cambiamenti e aveva aperto la strada a una nuova epoca di scarsità, ma la guerra ha creato un effetto recessivo immediato sull’economia mondiale.

Il Pil globale sconta un ribasso dal +5,7% del 2021 al +2,9% previsionale del 2022 e, per l’Italia, le previsioni di crescita del Prodotto interno lordo si attestano al +3,2% per il 2022 e al +1,3% per il 2023. In un possibile, ma sempre più verosimile scenario avverso Banca d’Italia non esclude il ritorno a un Pil in negativo nel 2023 (-2%). La doppia dipendenza dell’Europa dall’area del conflitto (il gas dalla Russia e le commodities alimentari da Ucraina e Russia) ha fatto impennare l’inflazione. In Italia, il +7,8% nel 2022 ci fa ritornare indietro di 40 anni (era al +9,2% nel 1985) e da allora a oggi mai aveva toccato tale picco; per alcuni segmenti di consumo la macchina del tempo dei rincari segna date ancora più lontane. Così l’incremento dei prezzi per le spese di abitazione e utenze torna ai livelli del 1980, spiega il Rapporto Coop, o per i trasporti si ritorna indietro fino al 1984. 2.300 euro è la perdita media del potere d’acquisto delle famiglie stimata per il 2022, peggio ancora se si vive da soli.

Rapporto Coop: le preoccupazioni degli italiani

Sopravvissuti al Covid, ma attoniti e circospetti, perennemente in allerta gli italiani non minimizzano affatto le tensioni economiche e sociali, spiega il Rapporto Coop, ma pongono al primo posto delle loro preoccupazioni l’emergenza generata dalla crisi climatica. Il 38% ritiene che il prossimo accadimento epocale sarà dovuto proprio al climate change, il 56% pensa che questa emergenza debba avere la massima priorità a livello nazionale e internazionale ed è ancora la preoccupazione ambientale ad avere il maggiore impatto sul loro stato d’animo; lo afferma il 39%, ben 11% in più rispetto ai timori generati dalla guerra in Ucraina. I temi ambientali, spiega il documento, arrivano prima anche della pur temuta inflazione (almeno per il momento). Però se da un lato la larga maggioranza del campione continua a mostrare comportamenti ecologicamente corretti, messi di fronte a una questione impellente come la ricerca di energia alternativa, rispettivamente il 67% e il 40% degli intervistati opta come exit strategy solo su energia solare e eolica, e neanche uno su tre si dichiara favorevole alle centrali nucleari. D’altronde la questione energetica bussa con estrema insistenza alla porta d’Italia e d’Europa e benché sia un allarme condiviso, è un fatto che pesi tanto più sul nostro Paese.