
Venerdì scorso, Parigi è diventata la prima capitale europea a vietare il noleggio dei monopattini elettrici. Il divieto, che non si applica agli scooter di proprietà privata, è stato il risultato di un referendum che si è tenuto la scorsa primavera. Uno schiacciante 90% ha votato per il divieto. Cinque anni fa, Parigi è stata una delle prime grandi città a consentire l’uso di questi cosiddetti dispositivi di micromobilità, che hanno continuato a terrorizzare i pedoni e a sconcertare le autorità cittadine di tutto il mondo.
Resta da vedere se Parigi è il primo tangibile segnale della fine di questi e-scooter, tanto a noleggio quanto di proprietà, dopo che la normativa in Europa non è mai stata omologata e gli incidenti si sono sommati nel tempo. Anche a Milano, tanto per dire, la situazione non è così rosea tra utenti di monopattini elettrici (in sharing e di proprietà) e l’amministrazione comunale. Parigi, come Milano o Roma, hanno una cultura automobilistica unica. Si pensi ai marciapiedi, a volte stretti e punteggiati di dissuasori per evitare che si parcheggino le auto, ma anche una conformazione delle strade strette, concentriche, che lasciano pochi spazi alle piste per bici ed e-scooter, a meno che non si voglia penalizzare spesso pesantemente il traffico delle auto.
Così i dibattiti sugli scooter elettrici in altre città si stanno moltiplicando. Da un lato, gli scooter per adulti sono decisamente migliori per l’ambiente rispetto a un’auto e occupano molto meno spazio prezioso negli ambienti urbani densamente popolati. E sono divertenti: si torna tutti un po’ bambini. D’altra parte, le persone li guidano in modo imprudente, spesso sul marciapiede e talvolta in condizioni non proprio sobrie, per non dire quando si trovano due “passeggeri” su un unico monopattino. E poi lasciano il mezzo dove vogliono una volta terminata la corsa, a volte in condizioni pietose. Per parafrasare Sartre, l’inferno sono gli altri riguardo alle soluzioni di micromobilità.
In un certo senso, sembrano una tecnologia del tutto appropriata per il momento storico nel quale le città devono diventare più sostenibili e ridurre le emissioni. Si sentono spesso progetti sostenuti da idee avveniristiche del tutto utopiche e fantasiose per rendere più vivibili e percorribili le città, ma non si vedono realizzate in alcun modo. In effetti, anche ambizioni molto più piccole in questo senso non portano da nessuna parte. La città di New York riesce a malapena a far funzionare le metropolitane, tanto meno a sistemarle, e le superstrade Robert Moses, costruite in modo così controverso, stanno cadendo a pezzi mentre i molti stakeholder della città parlano tra loro fino alla morte. Nel Regno Unito i monopattini elettrici possono essere usati solo negli spazi privati.
Poi abbiamo gli e-scooter: dispositivi economici, distribuiti in modo casuale, che le persone utilizzano senza regole o molta formazione, in un ambiente urbano non costruito per loro. Sono pericolosi e antisociali, ma sempre meglio che camminare. E le bici non se la vedono meglio, semplicemente sono più gestibili. Si pensava che gli scooter migliorassero le città, ma sempre più funzionari e residenti in tutto il mondo stanno concludendo che i veicoli peggiorano le cose. L’unica consolazione è sapere che un giorno l’hyperloop risolverà tutti questi problemi.