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Il Brasile ha detto si all’acquisizione da parte di Microsoft del publisher Activision, facendo così decadere le preoccupazioni del colosso giapponese Sony PlayStation. Il peso del franchise Call of Duty (il prossimo 28 ottobre debutterà il nuovo capitolo della saga, con l’atteso Modern Warfare II) è diventato il perno della strategia “ostativa” abbracciata da Sony, paventando preoccupazioni per il suo ecosistema PlayStation, nel caso in cui il best seller videoludico diventasse un gioiello “quasi esclusivo” per gli utenti della console rivale Xbox. L’ipotesi non deve aver convinto la Cade (Administrative Council for Economic Defense): l’antitrust brasiliana che ha respinto questa visione. Di più. L’ente regolatore del mercato ha ricordato, non senza una punta di polemica, che se da un lato Microsoft non ha alcun interesse a rendere difficoltoso l’acquisto di giochi Activision-Blizzard su piattaforme concorrenti, dall’altro “il franchise Call of Duty non è strettamente necessario per la sopravvivenza di una piattaforma concorrente a Xbox”.

Microsoft l’indagine Ue: tocca agli sviluppatori

Ma la questione è più che mai surriscaldata, dal momento che il tempo comincia a stringere. Microsoft sta attendendo due (anzi tre) verdetti decisivi da parte degli enti Antitrust in merito all’operazione che farebbe entrare nel proprio portafoglio il publisher Activision Blizzard per la modica cifra di 68,7 miliardi di dollari. Il primo verdetto dovrebbe scaturire dall’FTC statunitense. Più di un’indiscrezione dall’altra parte dell’Oceano conferma che i tempi non saranno dilazionati eccessivamente.  Ma ci sono altri due pronunciamenti che lasciano Microsoft e Sony con il fiato sospeso: quelli che toccheranno all’antitrust del Regno Unito e dell’Unione Europea. Che a sua volta ha deciso di attivare una serie di indagini approfondite, su rilevante richiesta espressa da Sony. A essere coinvolte sono state anche le software house, ossia gli studi di sviluppo a cui sarebbe stato inviato un questionario dettagliato (ribadisce Reuters, parlando di almeno 100 domande) e da restituire a Bruxelles a quanto risulta entro il prossimo lunedì 10 ottobre. Insomma, questione di ore per poi implementare il dossier e consentire alle autorità di arrivare a una decisione.