
Un dirigente di Microsoft sostiene che Apple ha cercato per anni di sostituire Google come browser web predefinito sugli iPhone, ma che a Cupertino non è mai stato preso seriamente in considerazione il passaggio a Bing. Dunque, Apple si è accontentata di usare Bing come “moneta di contrattazione” nei confronti di Google Search. “Apple guadagna più soldi con l’esistenza di Bing di quanto faccia Bing”, ha testimoniato Mikhail Parakhin, a capo dei servizi pubblicitari e web di Microsoft, durante il processo antitrust del governo americano contro Google a Washington. E ha continuato: “Cerchiamo continuamente di convincere Apple a utilizzare il nostro motore di ricerca”.
Parakhin, entrato in Microsoft nel 2019 dal motore di ricerca russo Yandex NV, ha testimoniato che Microsoft ha incontrato Apple nel 2021 per discutere un potenziale passaggio a Bing, ma non ha fatto alcun progresso. In risposta agli avvocati di Google, Parakhin ha affermato che è “antieconomico per Microsoft investire di più” nella tecnologia per il mercato della ricerca mobile. “A meno che Microsoft non ottenga una garanzia di distribuzione più significativa o più solida, investire sarà antieconomico”.
Apple utilizza Google come motore di ricerca predefinito nel suo browser Safari dal 2003 in cambio di una quota degli introiti pubblicitari guadagnati attraverso le ricerche effettuate attraverso i dispositivi con la Mela morsicata. Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti sostiene che il contratto con Apple e questioni simili hanno consentito a Google di mantenere illegalmente il monopolio sul mercato della ricerca on-line. Google nega le affermazioni del governo e rivendica il fatto che gli utenti scelgono Search perché è il migliore.
L’esatto ammontare di denaro che Apple guadagna dall’accordo con Google è confidenziale, ma il Dipartimento di Giustizia ha stimato che è compreso tra i 4 e i 7 miliardi di dollari all’anno. Un alto dirigente di Apple ha testimoniato che il produttore di iPhone ha accettato di “sostenere e difendere” il contratto con Google in qualsiasi sfida normativa, inclusa la causa del Dipartimento di Giustizia. Il caso è US v. Google, 20-cv-3010, Corte distrettuale degli Stati Uniti, Distretto di Columbia.