
Mancano pochi giorni al grande evento di Honor a Ifa. Ne abbiamo parlato diffusamente in questo articolo: il primo settembre alle 10 all’interno dei padiglioni della Messe Berlin saranno verosimilmente svelati i nuovi foldable del brand. Ma non solo. Honor sta accelerando in Italia, anche in virtù del rafforzamento nel management italiano attuato a primavera. Cioè quando Pier Giorgio Furcas si è insediato in Honor Italia come commercial director. Lo abbiamo incontrato nella nuova sede italiana del brand a poche settimane dalla nomina, occasione che ci ha permesso di pubblicare la prima intervista del manager nel nuovo ruolo su Touch Journal, il mensile trade cartaceo pubblicato dalla nostra casa editrice Nelson Srl. Ora diventa più che mai opportuno rileggere le sue parole, per capire come sarà impostato il finale d’anno del brand, parole che abbiamo raccolto in quell’occasione e che sono state poi fatte evolvere nella video intervista per l’iGizmo Mobile Show 2023.

Entrambe sono state girate nella sede di Honor, che si snoda tra open space moderni e vista mozzafiato su Milano. La chiacchierata si apre con la frase detta in occasione dell’evento “Unleash the power of magic”: “Crederci e fare”. Che non è solo un richiamo aziendale ma anche una proposizione personale dato che “PG” si è rimesso in gioco dopo tanti anni. Spiega Furcas: “Non è un segreto che ho da poco chiuso un’esperienza importante e, di conseguenza, ho deciso di affrontare questa nuova sfida, perché di sfida si tratta. Il punto di partenza è buono ma c’è una salita davanti a noi: per prima cosa dobbiamo crederci. Mi piace ripetere che, per affrontare determinate sfide, molte volte ci si rifà ai numeri, alle possibilità di raggiungere l’obiettivo preposto, interrogandosi sugli interlocutori e i competitor. Però queste analisi, quando ci si cimenta in alcune sfide, risultano controproducenti. Per dire che i numeri sono importanti, ma ci sono casi in cui è indispensabile slegarsi dall’analisi e concentrarsi su ciò che si vuole fare e su dove si vuole arrivare. Il punto di partenza è dunque crederci, per poi passare alla seconda fase: partire subito nelle azioni necessarie. Perché crederci e non iniziare subito a fare significa che si sta solo tentando. Chi ci crede in ciò che vuole ottenere si prodiga nel compiere azioni strategiche, profondendo molta più forza nell’azione e non perdendosi in proclami. Poi con il tempo vedremo dove arriveremo e se sbaglieremo chiederemo eventualmente scusa, ma questo è parte del gioco e solo a questo punto analizzeremo i numeri per capire dove abbiamo sbagliato oppure cosa ci ha impedito di traguardare i risultati preposti. Le analisi servono per comprendere la portata di ciò che è stato fatto dopo che si è provato tutto quello che era necessario e previsto”.
Gli spazi di movimento e di mercato in Italia stanno cambiando, come?
“Lo scenario attuale ci porta a dire che il tempo è maturo per affrontare le sfide, perché c’è una situazione di mercato che, se ben sfruttata, potrebbe risultare in opportunità positive muovendosi negli spazi che si stanno aprendo tra i brand. Il management italiano e quello in headquarter sono giunti alla conclusione che è il momento di iniziare un nuovo percorso per continuare e rafforzare ciò che è stato fatto finora da Honor in Italia. E non si tratta di muovere poche unità per capire come reagiscono consumatore e retail: così il processo di crescita
diventa più lungo e si depaupera il vantaggio competitivo che pensiamo di avere. Non lo nascondo, useremo tutte le risorse e tutta la potenzia di fuoco che abbiamo a disposizione per ottenere i target prefissati scaricando a terra qualsiasi risorsa. Dopo analizzeremo i numeri”.
Cosa colpisce l’attenzione entrando in Honor?
“Quando Honor era all’interno di un’altra legal entity aveva già dimostrato di essere capace di raggiungere quote di mercato interessanti e di essere ben apprezzato dagli utenti. Stiamo parlando di un market share 9 e 10 punti percentuali. Poi c’è stato lo stop causato dalla Pandemia e di altre vicissitudini. Ora l’azienda è ripartita ma intessendo una storia diversa dal passato. In questa fase, il brand ha ancora necessità di raccontarsi in modo nuovo ai consumatori e al canale. Stiamo iniziando un percorso che rappresenta un salto di qualità, se confrontato al ‘prima’, ed è questo il messaggio che dobbiamo trasferire ai partner e agli utenti finali. Per questo dobbiamo essere attentissimi ai prodotti di fascia alta: trasmettono fiducia e sicurezza per chi poi sceglie i modelli con prezzi più aggressivi. Riuscire a comunicare in modo preciso e puntuale questo valore ci potrebbe aprire le porte per un’accelerazione nel processo di crescita che Honor Italia si pone. E che anche io mi pongo come obiettivo primario”.


Cosa significa crescita “eco-sostenibile”?
“Vuole essere un gioco di parole, perché quando si parla di ecosostenibilità si punta dritto sull’ambiente. Invece, per me la parola ‘eco’ è legata alla declinazione ‘economicamente sostenibile’. Non sono più i tempi in cui si fanno degli investimenti e si attende il Roi, non nel breve ma diciamo nel medio termine. Nel mondo della telefonia, il breve termine è un anno, il medio sono tre anni e il lungo tra 5 e 7 anni. Eco-sostenibile significa che dobbiamo rispondere agli stakeholder che investono nel brand Honor restituendo profitto. Se Honor Italia guadagna in modo sano, anche i partner guadagnano: siamo tutti felici. Per quanto mi riguarda la catena del valore è una catena della felicità legata al profitto. In questo disegno tutti sono soddisfatti, grazie alla crescita economicamente sostenibile. Vogliamo conquistare quote di mercato a quantità, quindi abbracciare un pubblico sempre più ampio, ma stiamo anche puntando a elevare progressivamente il prezzo medio per coltivare la crescita a valore. Da inizio anno siamo già cresciuti e continueremo a farlo. Quando cresce il prezzo medio significa che si sta vendendo più fascia alta, dove ci sono i profitti maggiori”.
Avete dato un target: almeno 500mila unità nel 2023. Perché?
“Ci siamo posti un obiettivo minimo, un’ambizione: da bambino si sogna, da adulto si ambisce a qualcosa. Quindi perché non 610mila o 590mila? Ho scelto un numero che desse la direzione e concretizzasse il nostro impegno. Inoltre, è frutto di un’equazione matematica di una serie di valori che vogliamo raggiungere. Serve indicarevquesto numero perché, facendo le dovute proporzioni, significa che Honor affronta un quarto trimestre 2023 in un certo modo e pongo le basi per il 2024. L’obiettivo a tendere è diventare parte del podio degli smartphone in
Italia. In Italia manca un terzo polo serio e affidabile che bilanci gli equilibri: puntiamo a diventarlo nel futuro”.
In che modo volete farvi riconoscere?
“Vogliamo tornare a dare valore al prodotto, ai negozi che lo espongono, ai consumatori che lo usano. Abbiamo una storia nuova da raccontare, per questo possiamo permetterci di valorizzare la nostra gamma e di coinvolgere il canale e i consumatori in questo nostra storia. Guardando i dati della telefonia mobile in Italia, emerge che il mercato perde a quantità ma cresce a valore. C’è ampio
margine di sviluppo per Honor. Per vari motivi. Da una parte l’utente è sempre più interessato ai modelli premium, dall’altra la fascia bassa cresce meno velocemente di quella alta. Dalla dicotomia emerge l’esigenza del cliente finale di affidarsi a un brand che genera interesse,
che risulta coerente e che trasmette fiducia. Questi tre ingredienti, insieme ad altri, spostano le scelte dell’acquirente. L’ambizione è raccontare questa nostra storia, anche grazie al retail. Con i partner di canale attueremo operazioni e attività che aumentino il valore percepito dei nostri prodotti agli occhi dei consumatori. Ribadisco, tutte iniziative volte a creare valore, per aumentare il prezzo medio e per incentivare i consumatori”.

Nel 2024 Honor amplierà l’ecosistema, quando e come?
“Andremo ad arricchire i segmenti di mercato nel quale Honor è presente nel corso del 2024, quando i tempi saranno maturi e opportuni. Intanto, oltre alla gamma di smartphone possiamo annoverare i tablet. Arriveremo anche con i wearable e nel modo notebook, ma vogliamo
presentarci in questi contesti con la stessa qualità e con il medesimo impegno che stiamo profondendo sugli smartphone. Anche in questi segmenti di prodotto, racconteremo la nostra storia in modo eco-sostenibile”.
Invece i foldable che prospettiva offrono a Honor?
“In questo momento è il Magic Vs è una rappresentazione concreta delle capacità innovative di Honor. Un messaggio puntuale sulle ambizioni di Honor. Proprio perché vogliamo una crescita sana, abbiamo studiato e attueremo strategie di distribuzione oculate per trasferire al canale e ai consumatori un prodotto di valore riconducibile al brand Honor. In questo modo, trasferiamo interesse e awareness ai modelli delle altre fasce di prezzo. Ma stiamo anche anticipando il futuro degli smartphone Android, con l’innovazione effettiva rappresentata da un
modello foldable che si apre per amplificare l’uso personale e lavorativo del dispositivo. Questa è la vera innovazione: quella che permette alle persone a fare cose che prima poteva solo immaginare”.