
Davide Rossi, direttore generale di Aires, ha una visione privilegiata, nel suo insieme e dall’alto, di come si sta comportando il retail in Italia e di quali siano gli argomenti critici e le opportunità del trade. E già emerge come il consumatore e le istituzioni abbiano cambiato la percezione nei confronti del retail specializzato, soprattutto quello in ambito della consumer electronics, perché è un comparto “promotore di soluzioni innovative che migliorano la vita delle persone in modo concreto. Il passaggio è che da soggetti essenziali stiamo diventando soggetto fondamentali: questo determina una grandissima differenza rispetto al passato. E questo è evidente anche nei rapporti con gli enti e le istituzioni, incontri nei quali Aires è leader perché l’elettronica di consumo è un mercato che sta facendo da propulsore di tante iniziative e opportunità che poi vanno a ricaduta su tutto il mondo del commercio, in ogni sua sfaccettatura”.
Il retail della consumer electronics, continua Rossi, “in questo momento storico sta facendo da guida agli altri comparti, tanto che siamo presi a esempio nei canali non-food e food. Anche perché i prodotti che i nostri retailer propongono prodotti necessari e fondamentali nella vita, dagli smartphone fino ai beni durevoli per la casa. L’importanza che il comparto della consumer electronics ha ottenuto in questo percorso post pandemia è certificato anche dalla spesa media pro-capite, che fino a pochi anni fa era penultima in Europa poco prima della Spagna e, ora, ha distanziato questo Paese e si è avvicinata al terzo Paese europeo che è la Francia, dalla quale distanziamo solo per circa 60 euro di spesa media annuale in tecnologia. La nostra crescita è dimostrata da questo trend. Per la cronaca la Germania ha una spesa media doppia rispetto alla nostra e il Regno Unito è un modo a parte”.

Quale è il ruolo di Aires?
Inevitabilmente ci sono problemi comuni alle aziende di uno stesso settore e diventa importante affrontarli collettivamente. Questo è il campo di gioco normativo e concorrenziale che deve permettere ai singoli operatori di sviluppare al meglio le strategie commerciali. Non può esistere un settore merceologico evoluto che non abbia una Associazione di categoria che abbia il fine di promuoverlo, di difenderlo e di aggregare i player seguendo i tre classici pilastri: identità, servizi e rappresentanza degli interessi.
Su quali fronti si sta muovendo Optime per il retail?
Anticipo un argomento che sarà oggetto della nota di aggiornamento del Rapporto 2022: abbiamo inviato una istanza ufficiale alla Siae sul tema della copia privata affinché la stessa rendiconti in modo dettagliato per nome e per valore i soldi che ha incassato. Se non lo farà, abbiamo già pronto un ricorso al Tar perché la Siae ha vincoli di trasparenza su come gestisce i soldi perché vogliamo verificare chi paga e chi non paga il compenso per la copia privata. E questo permetterà di avere un’idea dell’entità del raccolto e dell’eventuale evasione. Per l’evasione in senso stretto, arriveranno delle norme che imporranno maggiori obblighi di informazione alle piattaforme verso gli enti di controllo fiscale: in questo contesto chiederemo anche la verifica dell’equo contributo Raee, ossia della cosiddetta tassa ambientale. Il nostro fine ultimo è avere un mercato trasparente, competitivo e che si alimenti su regole uguali per tutti.

Quali azioni state progettando sull’evasione di Iva e sulle pratiche del direct to consumer?
L’evasione dell’Iva, il reverse charging e così via sono tutti fenomeni sui quali ci stiamo impegnando su più fronti chiedendo al legislatore che imponga il versamento diretto della piattaforme e-commerce dell’Iva sulla base delle vendite effettuate. È un ruolo di sostituto d’imposta rispetto agli enti di raccolta dell’Iva che potrebbe risolvere in modo definitivo la problematica. Per il rapporto del direct to consumer, come Aires e come EuCer Council posso dire che ci sono parecchie perplessità su questa attività. Pur assicurano la massima libertà d’azione agli operatori di eseguire le scelte commerciali che prediligono, però non bisogna dimenticare che il retail garantisce il pluralismo distributivo che è un grandissimo valore nell’interesse dei consumatori. E l’assenza di questo elemento fondamentale può generare fenomeni del tipo che in un contesto IoT il frigorifero potrà prevedere guasti entro un certo periodo e il fornitore di riferimento, unico, tramite una piattaforma e-commerce si attrezzi per la vendita e sostituzione di un nuovo frigorifero della stessa marca entro la data della rottura. Chi garantisce al consumatore che il guasto si sarebbe verificato? Quanto mai un concorrente avrà la libertà di entrare in questo circuito forzoso di sostituzione? Il retail ha un ruolo indispensabile: seleziona, studia e spiega i prodotti agli utenti finali, ci mette la faccia nel consigliare il meglio che c’è sul mercato in base alle esigenze delle persone. Quindi, per esempio, il direct to consumer abbinato all’IoT toglie una parte di libertà di scelta del consumatore. Guardando al futuro, vorrei continuasse a permanere e, anzi, a rafforzarsi il presidio di concorrenza e trasparenza rappresentato dal retail specializzato, che garantisce un’offerta ottimale e variegata al consumatore.