
Xiaomi ha debuttato nel mondo degli smartphone ben dieci anni fa puntando sul rapporto tra prestazioni, qualità e prezzo e grazie alla reputazione creata via Internet. Nel corso del tempo ha fatto evolvere la sua declinazione di prodotto e la sua proposta. Con il picco tra il 2017 e il 2018 quando ha prima debuttato in Europa, poi in Italia varando una struttura distributiva e strategica sempre più forte e aggressiva.
Proprio nell’annuncio primaverile di apertura ufficiale della sede italiana, avvenuto nel 2018, è stato spiegato il pensiero del fondatore Xiaomi Lei Jun. Secondo cui il “margine di profitto complessivo” degli smartphone Xiaomi non sarebbe stato superiore al 5%. Ma come società quotata, Xiaomi ha sicuramente bisogno di un margine di profitto molto più alto per accontentare gli investitori. Così, analizzando i dati di bilancio pubblicati, il 5% è comunque una base di partenza oscillante. La risposta su come la società Xiaomi remunera il suo intero business sta nella divisione che si occupa dei servizi Internet (chiaramente legati all’emisfero indo-cinese).
Da quando Xiaomi è diventata pubblica nel 2018, l’unità Internet Service ha rappresentato non più del 10% delle entrate trimestrali dell’azienda, ma i margini di profitto sono stati in media del 65,12% fino al secondo trimestre del 2021. Inoltre, il 42,74% dell’utile lordo di Xiaomi è generato da questa business unit, secondo il più recente rapporto di Counterpoint Research Ecosystem Analysis: Xiaomi Internet & Services Segment.
Margini di profitto lordo di Xiaomi e delle sue Business Unit

Gli Internet Service di Xiaomi includono la distribuzione di pubblicità sulle sue operazioni di gioco mobile, e-commerce, fintech e altri prodotti. La maggior parte dei ricavi proviene dalla pubblicità.
Quota dei ricavi della pubblicità nei servizi Internet di Xiaomi

Tuttavia, la crescita su base annua del fatturato generato dai servizi Internet di Xiaomi è rallentata al 19,1% nel secondo trimestre del 2021. La crescita su base annua per le attività smartphone e IoT è stata rispettivamente dell’86,8% e del 35,9% nello stesso periodo. Anche il ricavo medio per utente (Arpu), ossia il rapporto che misura l’efficienza della monetizzazione del traffico, è in calo negli ultimi trimestri. Secondo Counterpoint questo andamento riflette le criticità affrontate dall’azienda nel trarre profitto dal traffico prodotto dagli utenti attraverso gli smartphone dell’azienda.
Guadagno medio per utente di Xiaomi

Il motivo non è riconducibile alla capacità del brand di sfruttare questa leva, anzi. Come è ben dimostrato dall’andamento negli anni degli Internet Service. Piuttosto, Xiaomi sta subendo un approccio più severo e rigido alle norme sulla privacy a livello globale. È bastato questo fenomeno, che si è rapidamente diffuso trai governi e i continenti, per fare rallentare e quasi mettere in discussione l’attuale modello pubblicitario dell’azienda. Che ora è chiamata a perfezionare il business per adeguarsi ai cambi in atto in tema di regolamentazione sulla privacy.
A tutto ciò si aggiungono le richieste degli sviluppatori di giochi per dispositivi mobili, come Tencent e NetEase, che chiedono una maggiore quota di compartecipazione alle entrate. Senza dimenticare che non tutti gli utenti di device Xiaomi apprezzano la presenza di messaggi pubblicitari e di servizi virati al profitto che si trovano diffusi principalmente nella versione cinese della Miui. Non mancano anche accenni altrove, come per esempio nei modelli che arrivano in Europa e in Italia, che però sono in un certo senso “depurati” e riportati a un’esperienza meno legata all’adv mobile per via delle rigidità imposte dal Gdpr (la piattaforma di regolamentazione europea sulla privacy).
Tuttavia, i dati presi nel complesso descrivono una Xiaomi che guarda con determinazione all’orizzonte e, secondo Counterpoint, appare “un passo avanti rispetto a molti brand di smartphone”. Questo perché “ha formato un ecosistema” che spazia dai gadget agli elettrodomestici, fino agli smartwatch, agli smart speaker e ai purificatori d’aria. “Un tale ecosistema offre a Xiaomi maggiori opportunità di fornire servizi a valore aggiunto. Tuttavia, ad eccezione dei televisori, Xiaomi non ha ancora trovato un modo efficiente per monetizzare gli Internet Service sui dispositivi IoT”, conclude Counterpoint. E il futuro è già tracciato con la nuova unità di business Xiaomi EV dedicata ai veicoli elettrici.