
Il Pixel 8 Pro ha un sensore di temperatura a infrarossi. Lo stiamo usando da qualche giorno e ci siamo chiesti: perché il Pixel 8 Pro è dotato di un sensore di temperatura? Per quanto sia una caratteristica insolita su uno smartphone flagship da oltre mille euro, Google non dice più di tanto. Anzi. Siamo andati e recuperare l’annuncio di Pixel 8 Pro sul blog ufficiale di Big G e menziona la presenza del sensore quasi di sfuggita:
“E sul retro di Pixel 8 Pro, un nuovo sensore di temperatura ti consente di scansionare rapidamente un oggetto per determinarne la temperatura. Usalo per verificare se la padella è abbastanza calda per iniziare la cottura o se il latte nel biberon del tuo bambino è alla giusta temperatura. Abbiamo anche presentato una richiesta alla FDA per consentire all’app Termometro di Pixel di misurare la tua temperatura e salvarla su Fitbit”.
Poche parole ma pesanti e che tracciano un futuro impiego interessante e unico del Pixel 8 Pro. Prima di continuare, stiamo citando solo il Pro perché è l’unico dei nuovi Pixel ad avere il sensore di temperatura posteriore: è assente sul Pixel 8 NON Pro. Ora, qualsiasi termometro a infrarossi disponibile in commercio può fornire la temperatura di una padella calda o di un biberon. Ma nell’istante in cui lo si punta verso un essere umano e si rileva la temperatura corporea di una persona, cambia tutto: si stanno generando dati medici, informazioni sanitarie. Per quanto si stia utilizzando un dispositivo medico di classe consumer e non certo medicale.
Dunque, avendolo a disposizione abbiamo fatto un po’ di esperimenti. E passando da un oggetto alla persona, effettivamente il dato che si raccoglie è più sensibile. Attiene alla privacy. E qui le cose diventano un po’ complicate: Google non ha bisogno di autorizzazione per dotare il Pixel 8 Pro di un misuratore di temperatura e nemmeno quest’ultimo necessita di autorizzazioni per essere utilizzato dall’utente. Tecnicamente, non ha nemmeno bisogno dell’autorizzazione per leggere la temperatura cutanea fintanto che utilizza i dati per qualcosa di diverso dal comunicare la temperatura corporea. Diverse aziende utilizzano già sensori di temperatura a infrarossi integrati negli smartwatch per il monitoraggio del sonno e la previsione del ciclo, ma sono tutte molto attente a non mostrarti tali informazioni in modo dettagliato. Usano l’informazione per assecondare e migliorare le funzioni legate al fitness, alla salute, allo stress e così via.
A questo punto perché non usare il Pixel 8 Pro per misurarsi la febbre? Nulla impedisce di farlo, ma si cambia paradigma: dall’oggetto alla persona, dall’acqua della pentola a una potenziale malattia o disturbo. Non è certo la temperatura corporea, è quella della fronte, ma è comunque un campo totalmente diverso dall’uso con gli oggetti. E volendo andare oltre, non è la prima volta che Google usa e osa con l’IoT: sugli smartphone aveva già messo (e poi tolto, peccato) i sensori di movimento per comandare alcune funzioni senza toccare il Pixel. Sul Nest Hub 2 (fedelmente sul comodino di chi vi scrive) non c’è fotocamera ma un Lidar, cioè un radar che monitora i movimenti durante il sonno e al mattino restituisce informazioni sempre più precise sulla qualità e le eventuale problematiche di quando si è dormito male (agitazione, russamento e così via).
Ora dallo statement di Google si apprende che è in corso la richiesta di autorizzazione della FDA (non l’approvazione) per i dispositivi di Classe II negli Stati Uniti, è il caso del sensore di temperatura del Pixel 8 Pro. Google non ha precisato quale strada sta seguendo o quando ha presentato domanda di approvazione. L’autorizzazione ex novo è per dispositivi che non sono simili a qualsiasi altro sul mercato e sono “ragionevolmente sicuri ed efficaci”. Tuttavia, non c’è nulla di particolarmente nuovo in un termometro a infrarossi senza contatto. È ipotizzabile che Google abbia chiesto l’autorizzazione 510k, ovvero l’azienda trasmette una serie di dati sul termometro e se la FDA decide che è funzionale, che è improbabile che causi danni e che sostanzialmente funziona in modo simile ad altri termometri clinici a infrarossi approvati, viene autorizzata la vendita anche come misuratore di temperatura per le persone. Senza tale autorizzazione, Google non può consentire ufficialmente al Pixel 8 Pro di fornire la tua temperatura corporea, anche se è perfettamente in grado di farlo perché basta puntare il sensore sulla pelle. Ma questa temperatura è inopportuna, in quanto manca non tanto dell’autorizzazione della FDA quanto dell’ufficialità che il risultato sia credibile e adatto all’utilizzo sulle persone. Ecco perché oggi è strettamente limitato, come scritto anche nell’interfaccia, alle cose, agli oggetti.

E allora perché Google si sta prodigando tanto? Partiamo da un presupposto. La temperatura corporea è un buon indicatore per capire se hai la febbre; la febbre è un buon indicatore per capire se sei malato. Si tratta di informazioni che possono influenzare il tipo di assistenza medica che ricevi. E poiché si tratta di dati medici, come parte della procedura di autorizzazione della FDA, Google deve anche dimostrare che le sue pratiche sulla privacy dei dati sono conformi negli Stati Uniti ai protocolli dell’HIPAA. Questo è probabilmente il motivo per cui i dati sulla temperatura corporea saranno salvati sull’app Fitbit anziché all’interno dell’account Google. I dati Fitbit sono isolati e Fitbit ha la capacità di conformarsi all’HIPAA. Ma dal momento che Fitbit è di proprietà di Google, le informazioni raccolte potrebbero andare ad ampliare il quadro fitness e di salute della persona, una volta che i due account inizino a comunicare, per esempio, attraverso il Watch 2.
Ma ancora non è chiaro è il motivo per cui Google ha installato un sensore di temperatura sul Pixel 8 Pro e si prenderà la briga di richiedere l’autorizzazione alla FDA per utilizzarlo per le letture della temperatura corporea. Al momento non ci sono risposte. Ma solo ipotesi. Per esempio, nell’ambito del progetto di Google relativo allo studio, all’analisi e alla prevenzione delle malattie, che ha trovato uno dei suoi massimi picchi durante la pandemia, ampliare i dati monitorati sulle persone è fondamentale. E la temperatura corporea è la prima informazione sostanziale da cui partire: non a caso, è la prima cosa che si misura quando si va dal medico, al pronto soccorso o all’ospedale.
Avere un termometro corporeo approvato dalla FDA all’interno del Pixel 8 Pro, è un viatico eccezionale per potenziare i progetti sulla previsione delle malattie. Così facendo, partendo dal consumer (si pensi al combinato disposto di sensori di monitoraggio forniti dal Pixel 8 Pro e dal Watch 2 messi insieme), a Mountain View stanno rafforzando poderosamente le basi per futuri pian più ampi e articolati di sviluppo tecnologico nel medicale, con l’insostituibile apporto della IA. Ed ecco che i tasselli iniziano ad allinearsi. Certo, questa è una ipotesi e che richiede tempo. La FDA ci ha messo anche 16 mesi per approvare ex novo le funzionalità ECG di alcuni wearable. Ma Google non ha mai avuto fretta, è come un pittore attento al risultato: ogni pennellata deve essere quella giusta, con tutto il tempo necessario per pensare a quella successiva o per correggerla. E il quadro generale, che si compone osservando nell’insieme sia i prodotti Made by Google, sia la controparte software e IA, è particolarmente avvincente se letta in ottica della piattaforma Google Health.