
Ci sono voluti 10 anni perché si potesse usare il carbonio per realizzare la cassa di uno smartwatch. Questo è un indicatore perfetto per indicare quale sia la complessità di utilizzare un simile materiale per un orologio destinato a fare affidamento su vari tipi di campi elettromagnetici (Gps, Bluetooth, Wi-Fi e così via) per il suo funzionamento a tutto tondo, dalla quotidianità come strumento connesso all’ambito più outdoor, sportivo e di fitness. Il Marq Carbon rappresenta per Garmin un punto di arrivo unico e ineguagliato. Per questo osiamo spingerci a dire che è lo smartwatch (anche se può sembrare riduttivo come termine) più evoluto del momento, sotto il profilo tecnico e costruttivo. Non a caso il brand statunitense lo definisce un “tool watch” realizzato con le più recenti novità (dal sensore biometrico di quinta generazione, presene sui modelli più evoluti Epix Pro e Fenix Pro), con un’interfaccia elegante e un’estetica luxury. Non ci facciamo prendere dalla timidezza e possiamo tranquillamente definire la collezione Marq Carbon come un prodotto di manifattura orologiaia, perché non è detto che questo concetto si applichi solo ed esclusivamente a movimenti meccanici ma può anche tranquillamente contraddistinguere la ricerca di design elaborati che richiedono un intervento particolare e uno studio così dedicato e caratteristico che superano la mera costruzione di movimenti a molle, ingranaggi e pignoni.




Il trattamento del carbonio è cosa complessa e l’artigianalità (o manifattura) di Garmin sta in un elemento semplice ma sostanziale: ogni cassa è diversa dall’altra, in quanto la lavorazione e il tipo di risultato differiscono quel tanto perché ogni Marq Carbon sia un pezzo unico. Si badi bene, non stiamo parlando di una collezione limitata o numerata. Ma in considerazione di come sono prodotti questi orologi, dalla sottrazione del materiale dalla cassa per creare l’incavo dell’elettronica e del display fino ai dettagli del fondello e della ghiera (in alcuni casi scanalata al diamante per “scrivere” i numeri delle ore sul modello Commmander), ciascuno di essi presenta piccole differenze che li rendono ineguagliati con gli altri. Per chi non lo sapesse, Marq per Garmin è la gamma di tool watch più prestigiosa, elegante e lussuosa perché somma un design di alto livello con una suite completa di funzioni per lo sport e per il monitoraggio del benessere. Scrive Garmin: “Marq è la scelta perfetta per chi cerca uno smartwatch realizzato con materiali selezionati, cura dei dettagli e che possa però supportarlo nelle sue passioni”.
Poi è subentrata la sfida del carbonio, un elemento particolarmente complicato e difficile. Non è un conduttore, è estremamente complesso e costoso lavorarlo e richiede una gestione particolare delle frequenze in quanto le isola. Garmin ha operato studiando lo spessore della cassa, la gestione delle antenne e i punti di passaggi delle onde elettromagnetiche in modo da ottenere una sintonizzazione wireless e Gps pressoché perfetta, al pari degli orologi in leghe di metallo. Come ha detto Stefano Viganò, managing director di Garmin Italia: “Dieci anni fa era impossibile pensare a uno smartwatch con cassa in carbonio. Ci sono voluti due lustri perché un sogno diventasse realtà”. Due lustri, in risposta alla nostra domanda, dove il brand ha realizzato decine di modelli, prototipi e progetti per studiare la migliore gestione dei materiali che hanno portato al Marq Carbon.




Per capire quanto sia complesso lavorare sul carbonio, siamo andati a vedere come è trattato in un’eccellenza italiana: la Dallara, presso Varano de’ Melegari (Parma). Fondata dall’ingegnere Giampaolo Dallara nel 1972 per seguire un sogno: costruire auto da corsa. Dopo essersi fatto le ossa in varie case automobilistiche, tra cui la Ferrari e soprattutto la Lamborghini dove ha disegnato la Miura (una delle auto più belle di tutti i tempi che ha dato vita al segmento delle supercar sportive da strada), ha fondato l’azienda che porta il suo nome con lo scopo di realizzare veicoli da competizione sempre più evoluti. Nella bellissima struttura immersa nel verde nella provincia parmense si sono sviluppate competenze riconosciute in tutto il mondo: progettazione e produzione di strutture composite in fibra di carbonio, studio dell’aerodinamica con una galleria del vento dedicata e dinamica dei veicolo con un simulatore allo stato dell’arte e una dedizione al testing. Dallara realizza le scocche per tutte le auto che competono in IndyCar, per la World Series by Renault, per le auto di F3, F2 e F1 (la Haas, per esempio), oltre a preparare modelli unici per Formula E. Tutte a base di fibra di carbonio.





Attraversando i laboratori di Dallara e interagendo con i tecnici presenti, si comprende quanto sia difficile gestire questo elemento che va combinato in filamenti di atomi con strutture articolate a seconda dell’obiettivo che si vuole ottenere, come per esempio resistenza, flessibilità, duttilità o sopportazione di stress verticali, orizzontali, laterali, perpendicolari e così via. Il carbonio non può essere usato a se stante ma è necessario innestarlo sotto forma di materiali compositi ricorrendo a matrice a resina o equivalente. Dallara vanta una specializzazione che prevede centinaia di materiali compositi basati sulle fibre di carbonio che possono essere utilizzati per creare “pelli” di carbonio sottili differenti da sovrapporre al fine di ottenere la struttura (laminazione), che poi deve essere “cotta” sottovuoto in autoclave a pressione e temperature altissime così da ottenere la polimerizzazione del carbonio. Questo porta al materiale finito, solido (purché la sollecitazione arrivi nella direzione prevista dalla fase di studio, ossia che la forza abbia un verso coerente con il design della struttura). Applicando fresature e sottrazioni sul composto si raggiunge la forma voluta. In Dallara, la struttura portante del veicolo da competizione ha una particolare laminazione tale da resistere agli urti frontali, laterali e perpendicolari, mentre i coni anti-intrusione posti ai lati del cockpit resistono agli urti perpendicolari e paralleli. Nel caso dell’uso del carbonio per mezzi militari, il pianale ideato dalla Dallara resiste a forze perpendicolari dal basso verso l’alto per proteggere i militari da eventuali mine nascoste nella strada o nel terreno.

In sostanza, l’eccellenza sviluppata negli anni in Dallara nella lavorazione del carbonio certifica che il materiale è tutt’altro che semplice da usare. In confronto, alluminio e acciaio sono una passeggiata. La complessità, come detto, aumenta in modo esponenziale quando un materiale isolante e privo di attributi di conducibilità elettromagnetica è impiegato in uno smartwatch. Spiega Viganò:
“La Dallara rappresenta un momento di condivisione con Garmin nello sforzo continuo di ricerca di qualità e innovazione. La Dallara nel campo dell’auotomotive, ma non solo, Garmin nell’orologeria. Il Marq Carbon produce un risultato impensabile e impossibile fino a qualche anno per via delle complicazioni tecniche che comportava il carbonio per uno smartwatch. In dieci anni si sono trovate le soluzioni per rendere possibile l’impossibile. Marq Carbon testimonia il Dna di Garmin: utilizzare la tecnologia per fare esperienze uniche nell’ambito della propria passione. Anche questo orologio è unico al mondo perché non esiste nulla di uguale con cassa in carbonio. Un sogno diventato realtà e ci rende molto orgogliosi tutto ciò. Non sappiamo ancora il riscontro di mercato per un semplice motivo: non esiste un prodotto egugliabile in commercio. È uno strumento unico e i consumatori decreteranno il risultato. Siamo certi che il mercato riconoscerà il risultato conseguito con traguardi di successo”.
Andiamo oltre, come ha fatto quindi Garmin a realizzare la gamma Marq Carbon? Ci ha risposto l’azienda stessa. La scocca è “lavorata a partire da un blocco solido costituito da 130 strati di fibra di carbonio fusa”, su cui si innesta il touchscreen Amoled e una lente bombata in vetro zaffiro, “caratteristiche uniche per ogni orologio e fino a 16 giorni di autonomia”. Per la cronaca, la laminazione di Garmin prevede 60 fasi di lavorazione per 50 giorni di produzione così da ottenere la resistenza migliore con il peso inferiore.



Spiega ancora l’azienda con sede a Olathe (Kansas, Stati Uniti) che è “l’innovativa struttura in fibra di carbonio a rendere questi segnatempo i più leggeri mai creati: essendo più leggera del 62% rispetto al titanio, i progettisti la preferiscono per il suo elevato rapporto resistenza/peso e per la sua adattabilità. Per creare la cassa dell’orologio, i 130 fogli di questa fibra di carbonio sono ruotati e disposti manualmente per massimizzare la resistenza in alcune aree dell’orologio che ne hanno più bisogno. La pila di fogli viene poi posta in una speciale pressa che utilizza calore e pressione per fonderli insieme in un blocco solido di fibra di carbonio. Questo processo rende lo strato esterno dell’orologio estremamente robusto e resistente non solo dell’usura quotidiana, ma anche degli elementi esterni associati all’uso. Il trattamento della cassa dell’orologio può richiedere fino a otto ore per raggiungere la forma definitiva. La trasformazione del blocco di fibra di carbonio fusa in un prodotto finito è un processo a più fasi che prevede un taglio preciso, una sagomatura e una lavorazione accurata. Successivamente, l’orologio viene immerso nel buratto che ne perfeziona la superficie e la finitura”.



La vera sfida è data dai segnali elettromagnetici. Come ci ha spiegato Garmin: “Una delle maggiori difficoltà nel lavorare con il carbonio è che assorbe naturalmente l’energia wireless e in alcuni casi può alterare o bloccare i segnali Gps, Bluetooth e Wi-Fi. Anni di studi e ricerche Garmin sono serviti a realizzare uno smartwatch in carbonio in grado di superare questi problemi e di ricevere ed inviare i vari segnali. Ogni orologio viene sottoposto a numerosi test per garantire un funzionamento impeccabile in condizioni difficili, come immerso nell’acqua salata dell’oceano, tra i terreni montani, negli orridi e nelle condizioni atmosferiche estreme. Le differenze tra i tre orologi sono sottili ma sostanziali”. Osservando la cassa, per esempio nel punto vendita Garmin Premium Dealer di Milano (zona Moscova), si noterà che nella parte destra ci sono dei piccoli fori: questo è l’unico indizio di un segreto costruttivo che permette allo smartwatch di avere un’elevata efficienza di gestione dei segnali wireless. Un segreto che però non siamo riusciti a farci spiegare nel dettaglio. Questione di segreti industriali.
Però ci è stato svelato un altro retroscena: la dissipazione del calore dell’elettronica. Che è una “passeggiata” con titanio, alluminio e acciaio, in quanto hanno un’efficienza energetica sufficiente per raffreddare passivamente l’interno dello smartwatch. Il carbonio non è un conduttore, né elettromagnetico né termico come avrete ormai compreso, ma il fondello è stato studiato con soluzioni passive al fine di rendere più efficiente lo scambiamento di calore, anche in questo caso superando i limiti del materiale pregiato con cui è stata realizzata la cassa dei Marq Carbon.
Sommando tutto, si evince come i tre modelli Marq Athlete, Marq Golfer e Marq Commander sono la massima espressione del concetto di smartwatch. Un picco inarrivabile, finora inesplorato e del tutto nuovo per il mercato. Garmin si fregia di un prodotto unico che non può essere replicato semplicemente sommando le singole componenti ma che è frutto di uno sviluppo sinergico sui materiali e sull’elettronica. Ecco perché parlare di manifattura non solo è adeguato ma persino pertinente. È dunque pertinente il canale scelto per la vendita, quello delle orologerie, e il target luxury e di alto profilo scelto da Garmin, come abbiamo descritto in questo articolo dedicato:
Ma per entrare ancora più nel dettaglio delle specificità dei Marq Carbon, abbiamo intervistato Stefano Viganò, amministratore delegato di Garmin Italia, e Sara Cesarotti, head of marketing and communication di Garmin Italia.
Viganò: “La sfida di Garmin è alzare sempre l’asticella”
Il Marq Carbon determina un punto di arrivo e un nuovo punto di partenza per Garmin, una sorta di “pec” al mercato sulle vostre ambizioni. Questa innovazione così eclatante quanto è sfidante anche per voi?
“Stiamo cercando di posizionarci su nuovo livello per giocare una nuova partita. Ma questo è nel Dna di Garmin: alzare sempre l’asticella, cogliendo opportunità laddove si trovano sia in termini di software, quindi di miglioramento delle caratteristiche tecniche di un prodotto, sia in termini di ricerca di materiali. L’innovazione ci trova sempre protagonisti, noi però vogliamo dare un senso e un significato a tutto ciò in modo che l’evoluzione continui e sia un flusso ininterrotto per l’azienda e per l’offerta ai consumatori. Non ci fermiamo mai, siamo instancabili nella ricerca e sviluppo di materiali, soluzioni e strumenti che portino novità tangibili, serie e coerenti con le esigenze dei nostri utenti. Non sempre questa vocazione ci ha portato ai risultati che ci aspettavamo: a volte, ci siamo trovati a essere troppo in anticipo sull’effettiva esigenza di mercato; altre volte siamo arrivati leggermente dopo. Nell’economia delle cose, rimane invariato il costante impegno di Garmin nella sperimentazione che porta alla ricerca di sfide che possano elevare il percepito del brand seguendo la qualità come bussola. L’utilizzo del carbonio per la cassa dei nuovi Marq Carbon è solo una conseguenza di questa mentalità, non c’era la mera intenzione di rivaleggiare nella fascia alta: c’è stata la volontà di partire da un limite fisico imposto dal materiale per farla diventare un’opportunità di innovazione. Siamo spinti dalla sfida, anche nei confronti di noi stessi e delle soluzioni che abbiamo nel tempo sviluppato”.

Perché continuate a sfidarvi?
“La ricerca è un elemento vitale per Garmin: parte dall’interno, non è una forza che agisce dall’esterno dell’azienda. Siamo spinti dal desiderio di creare qualcosa di innovativo, di unico e, soprattutto, di veramente utile. I nostri strumenti da polso devono essere belli, certo, ma in particolare utili nella vita di tutti i giorni per le persone che scelgono di indossarli. La visione di innovazione si concretizza nel supporto della passione di ogni utente, specifica per ciascuno di essi. Però la sfida interna si declina anche nella capacità di cogliere alcune opportunità. Ossia di anticipare i tempi e aprire il canale delle oreficerie per proporre la fascia alta di Garmin, come nel caso del Marq Carbon. Ed è una sfida della sede italiana lanciata nel 2014 a Garmin: l’obiettivo nostro era di portare un prodotto futuristico in un canale sostanzialmente collaudato nel tempo al fine di soddisfare una nuova generazione di utenti attenti allo strumento connesso. Oggi l’orologio non è utilizzato solo per guardare l’ora, è anche una componente fashion e ha una utilità di fitness se si usa uno smartwatch. Al polso si indossa un oggetto le cui funzioni si sono moltiplicate nel tempo. Quindi nel 2014 abbiamo contrapposto una soluzione elettronica evoluta in un modo statico basato sulla meccanica analogica di precisione. Posto che, secondo me, un orologio meccanico è un’opera d’arte, ci siamo posti con rispetto e attenzione, cogliendo l’opportunità di mercato data dalla domanda del consumatore per strumenti smart. Dopo dieci anni tutta l’Europa, anzi tutto il mondo, propone alcune specifiche e dedicate collezioni di Garmin nei canali specializzati dell’orologeria. Abbiamo collezioni e modelli unici per questi punti vendita, che non si trovano altrove”.



Secondo chi vi scrive, usare il termine “manifattura” per raccontare i Marq Carbon è corretto (e ve lo ha spiegato qui sopra). Per i puristi potrebbe essere eccessivo, però questo eventuale “fastidio” è sintomatico che bisogna cambiare paradigma…
“Chiaramente stiamo parlando di una manifattura portata in un ambito hi-tech e non meccanico, però il tipo di produzione e le lavorazioni sono specificatamente di tipo manifatturiero. Concordo che è necessario impostare un nuovo paradigma di ragionamento per il canale e il consumatore che si avvicina a questo tipo di punti vendita specializzati, perché il valore di un marchio non è solo limitato al retaggio ma si declina anche nella capacità di innovare e profondere valore a prodotti avveniristici. Inoltre trovo naturale che gli orologi, per loro natura e per abitudine delle persone alla connettività, evolvano nella direzione della connettività e delle funzioni smart. I nostri prodotti non solo convergono in questa direzione ma direi che sono a prova di futuro. Per questo usiamo il carbonio, per questo proponiamo novità a ciclo continuo: Garmin vuole mantenere e rafforzare la posizione di leader tecnologico nel tempo. Come anche si legge nello statement della nostra azienda: “To be an enduring company”, dichiaratamente vogliamo guardare al futuro, investendo in prodotti sempre nuovi e sempre più sfidanti.
L’innovazione è anche inclusività, come avete dimostrato nel caso del Venu 3 dotato di funzioni di monitoraggio e fitness per chi usa la sedia a rotelle. Questa è una linea di sviluppo che seguirete anche su altri smartwatch?
“Garmin non parla e non si vanta di parlare di inclusività o di inclusione giusto per essere al passo con il mainstream o quello che oggi fa tendenza, ma affronta e gestisce la questione con strumenti e funzioni concrete, fornendo risposte tangibili, effettive e valide a chi ha veramente necessità differenti e deve avere risposte adeguate grazie a una tecnologia che può superare qualsiasi barriera. La funzione Wheelchair, per esempio, non è un estetismo fine a se stesso ma deriva da uno studio meticoloso e calibrato per assicurare un monitoraggio corretto e preciso delle metriche di salute e di fitness per le persone portatrici di handicap. Questa è vera inclusione: la risposta a una istanza, non il ragionamento sui massimi sistemi”.
Il 2023 di Garmin è stato entusiasmante, culminato del diamante Marq Carbon. Questo indica la rotta per il 2024?
“Il 2023 si sta dimostrando essere un anno difficilissimo per moltissime ragioni: economiche, inflazionistiche, di capacità di spesa, di instabilità politica e così via. Tutto ciò impatta sui consumi e provoca nelle persone la tendenza a rimandare l’acquisto, nuovo o per sostituzione. Nonostante ciò, Garmin si sta difendendo alla grande, segno che i nostri prodotti non sono solo un vezzo ma sono un qualcosa che il consumatore ritiene importante da avere al polso, sul manubrio di una bicicletta, in qualsiasi tipo di attività sportiva e non solo. Così siamo riusciti ad affrontare questa situazione di crisi dei mercati. Ci aspettiamo un 2024 ancora migliore. Sapendo già cosa lanceremo, sapendo la strada che abbiamo davanti offre ancora molte possibilità e opportunità di crescita da sondare, ci poniamo da market leader. Abbiamo un piano di crescita importante che speriamo di riuscire a mettere in atto e sperando che ovviamente gli indicatori economici e la situazione geopolitica non peggiori ulteriormente”.
Possiamo concludere dicendo che l’utilità supera la crisi, perché quando c’è un prodotto davvero utile, che risolva un problema, che migliora la vita, in senso vero, stretto e concreto, l’utente è sensibile e supera anche la crisi personale?
“Questo è un buon punto, anche perché fare attività sportive e dedicarsi alle proprie passioni in tempi di crisi aiuta a vivere aggiungendo momenti di stacco, con un po’ di serenità perché si raggiunge un migliore equilibrio fra mente e corpo. Grazie a uno strumento Garmin si riesce ad avere pieno controllo di questo processo di wellness”.

Sara Cesarotti: “Un prodotto avveniristico rappresentativo del brand Garmin”
Marq Carbon è attualmente il limite superiore al quale può arrivare lo smartwatch, che impatto ha sul brand Garmin?
“Avere a portafoglio un prodotto rivoluzionario, come tutti i modelli di Marq negli ultimi cinque anni, con in più il vanto di utilizzare un materiale nobile e premium rappresenta un momento di discontinuità sul mercato. Definirei la gamma Marq Carbon di Garmin come disruptive sia nell’attuale offerta di orologi connessi, sia per l’opportunità che offriamo alle orologerie di avere un prodotto senza eguali, unico al mondo e con ogni singolo modello impreziosito dall’essere originale, diverso da tutti gli altri anche della stessa serie. Non abbiamo concorrenti su questa fascia di mercato, anche perché Garmin è l’unica azienda a vantare la combo tra tecnologia allo stato dell’arte e design luxury. Dopo 10 anni di presenza nei negozi di orologeria, possiamo finalmente vantare un prodotto unico, diverso, paragonabile a modelli meccanici di pari valore, dopo essere stati percepiti prima con titubanza poi con crescente credibilità in un modo che necessità di linguaggi e prodotti dedicati. Ci tengo a precisare che ogni nostra proposta nel mondo degli orologi, su qualsiasi canale scegliamo di andare, deriva da uno studio ingegneristico sulle esigenze del consumatore. In particolare, nelle orologeria, anche perché è un progetto nato in Italia, ci proponiamo conquistando la fiducia dei rivenditori con prodotti di altissima qualità e caratura e con messaggi chiave che intercettano l’utente finale”.

Quale traino genera sugli altri canali la presenza di Garmin nelle orologerie?
“Ci permette di mantenere saldo un alto livello di posizionamento del brand, perché trasferiamo valori di importanza, di fiducia, di affidabilità, di durabilità nel tempo e di qualità. La stessa collezione Marq di Garmin vanta diversi modelli specializzati per le varie passioni: il Carbon è composto da tre varianti per i golfisti, gli sportivi e i più esigenti. La serie Carbon rimarrà esclusiva delle orologerie selezionate perché ha caratteristiche e dotazione che solo in questi negozi possono essere trasferiti ai consumatori. Però ci sono modelli dedicati anche di Fenix ed Epix, che non si trovano altrove. Questa specializzazione ci permette di distinguere i prodotti e aggiunge valore al brand”.



Osservando Garmin dall’esterno appare come il concetto di smartwatch sia stato fatto evolvere in strumento per soddisfare esigenze specifiche. Quanto è importante intercettare la passione delle persone per ingaggiarle?
“I valori di Garmin sono rimasti costanti nel tempo e spaziano su robustezza, integrità e affidabilità. Abbiamo aggiunto solo un accento relativamente alla passione perché come azienda abbiamo colto nei consumatori quanto questi prodotti servano per vivere meglio la vita, le attività, gli hobby, lo sport e tutto ciò che li appassiona. Noi azienda di appassionati parliamo ad appassionati utilizzando linguaggi che raccontino i benefici dei nostri prodotti. Come nel caso dell’Authentic Project, con il quale raccontiamo le imprese dei nostri ambassador di alto profilo per coinvolgere gli utenti e fare comprendere fin dove i nostri smartwatch possono arrivare. Di più: nei prossimi mesi attiveremo anche campagne running, più emotive che toccano un po’ più il lato emotional, oltre a campagne cycling. Perché la leva che spinge un utente a passare da un prodotto meccanico a un orologio connesso è l’esigenza di conoscersi, monitorarsi e migliorarsi, attraverso il wellness, il fitness, l’outdoor e lo sport a ogni livello”.
È ancora il momento di spiegare all’utente cosa è uno smartwatch?
“Sì, e continuerà a esserci questo momento perché l’innovazione che stiamo profondendo nei nostri strumenti connessi è così veloce e così intensa che serve comunicare e spiegare bene le nuove funzioni, le possibilità e le peculiarità dei prodotti che proponiamo. Questa attività di spiegazione sarà costante: rappresenta un’occasione per formare il punto vendita e per informare il cliente finale. Dobbiamo farlo sempre con attenzione e con un elevato livello di chiarezza e precisione, che si aggiunge alla volontà di fare toccare con mano i prodotti in occasione di eventi e iniziative che permettano di saggiare dal vivo le doti uniche dei Garmin. Quando le persone vedono e sperimentano in modo qualitativo il desing, le funzioni e l’utilità dei nostri modelli, scatta la propensione a sublimare le proprie passioni con un prodotto che monitora l’attività e la quotidianità e aiuta a elevare il benessere personale”.




Per Garmin è più importante avere una gamma estesa o avere una gamma composta da tanti prodotti “verticali”?
“Faccio una premessa, il nostro è un ecosistema sfaccettato ma uniformato da un’interfaccia semplice, da funzioni coerenti e dall’app Garmin Connect, sulla quale stiamo lavorando per renderla sempre più user friendly e per sfruttare sempre meglio le doti di monitoraggio e le funzioni degli smartwatch. A questo si aggiungono funzioni utili, come l’incident detection per inviare Sos automatici, e design curati perché l’esibizione di un prodotto da indossare ne determina il successo. Tutto ciò mi porta a dire che per Garmin è importante avere una gamma composta da tanti verticali perché siamo attivi in tanti segmenti di mercato, ciascuno con le sue singolarità e specificità. Quindi ognuno di essi coglie una o più passioni nel consumatore finale. La nostra indicazione strategica è di valorizzare sempre più la verticalizzare dei prodotti dedicate alle nicchie ma non solo, perché una gamma così pensata è valida tanto per gli utenti alle prime armi quanto per quelli esigenti e professionisti. La verticalità dell’offerta per noi si traduce in versatilità del prodotto: questo è un ulteriore nostro punto di forza”.