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PALADONE

Negli ultimi giorni diverse testate giornalistiche on line, siti web e aziende operanti su Internet nel settore televisivo, hanno messo in campo sistemi e filtri, che condizionano l’accesso ai contenuti al paywall (la sottoscrizione di un abbonamento) o, in alternativa, al rilascio del consenso da parte degli utenti all’installazione di cookie e altri strumenti di tracciamento dei dati personali (il cosiddetto cookie wall). Il Garante privacy, anche a seguito di alcune segnalazioni, sta esaminando tali iniziative alla luce del quadro normativo attuale, anche al fine di valutare l’adozione di eventuali interventi in materia.

Il Garante rileva che la normativa europea sulla protezione dei dati personali non esclude in linea di principio che il titolare di un sito subordini l’accesso ai contenuti, da parte degli utenti, al paywall, quindi al consenso prestato dai medesimi per finalità di profilazione (attraverso cookie o altri strumenti di tracciamento) o, in alternativa, al pagamento di una somma di denaro. Ciò in riferimento alle iniziative intraprese negli ultimi giorni da diverse testate giornalistiche on line, siti web e aziende operanti su Internet. Tuttavia il Garante privacy apre una serie di istruttorie per accertare la conformità di tali iniziative con la normativa europea.

Cosa è il paywall

Così recita Wikipedia: “Il termine paywall (traducibile in italiano come “barriera di pedaggio”) è usato nel World wide web per definire l’accesso a pagamento ai contenuti di un sito internet[1]. In caso di esistenza di un paywall per accedere ai contenuti di un sito è necessario siglare una sottoscrizione a pagamento. Talvolta rimane liberamente visibile solo parte del contenuto, un abstract oppure le prime righe di un testo. Il caso più frequente di utilizzo di un paywall è quello delle testate giornalistiche online. Diversi giornali online chiedono ai visitatori una remunerazione per accedere ai contenuti online al fine di compensare la costante diminuzione della sottoscrizione degli abbonamenti cartacei e la conseguente riduzione dei profitti generati dalla pubblicità. La “barriera” serve a generare l’acquisto dell’edizione o la sottoscrizione di un abbonamento. Il sistema del paywall è anche utilizzato nell’editoria accademica in cui l’accesso alle pubblicazioni è vincolato alla sottoscrizione di abbonamenti da parte degli enti di ricerca o delle biblioteche”.