huawei p60 pro fast review igizmo
PANASONIC

Abbiamo optato per una fast review, che può anche essere letta come raccolta delle prime impressioni d’utilizzo del nuovo flagship di Huawei perché abbiamo provato il P60 Pro (1.199,90 euro sullo Store di Huawei) senza ricevere aggiornamenti e con una versione “factory” del sistema operativo Emui 13.1 basato su Android 13 (con Hms). Ormai ci cimentiamo delle prove di device da alcuni lustri e siamo consci del fatto che tali aggiornamenti, distribuiti nelle fasi successive al debutto commerciale e che arrivano puntualmente anche sugli smartphone forniti dai brand per le prove, migliorano sensibilmente pressoché tutti gli aspetti del dispositivo.

Ecco perché le prove in queste condizioni non sono l’ideale per testare a fondo le potenzialità del dispositivo. Ma solo per valutarne e saggiarne le caratteristiche hardware e software in potenza. Questo discorso vale per il P60 Pro ma può essere ribadito su qualsiasi dispositivo: questi test “mordi e fuggi” in fretta e furia con piattaforme software factory non permettono di ottenere il reale valore complessivo. Danno una misura approssimativa ma con, ribadiamo, sistemi operativi non definitivi. Ed è evidente in alcuni aspetti: dall’ottimizzazione del sistema di raffreddamento del collaudato Qualcomm Snapdragon 8+ Gen 1 fino alle doti fotografiche, che sono notevoli ma che sulla carta potrebbero essere superiori. E ci aspettiamo che lo siano con l’update software, perché osservando le specifiche del P60 Pro ci sono margini di miglioramento.

Partiamo dunque da quest’ultimo discorso. Huawei ha riportato in auge sul P60 Pro il concetto di apertura variabile del sensore principale, che si era già vista in passato e ora sta tornando a essere un tema evolutivo importante per le fotocamere. Il sensore principale da 48 Mpixel è di tipo SuperSensing, quello che ha reso celebre in passato la capacità fotografica della serie P del brand cinese. SuperSensing significa che lo schema dei pixel non è RGB ma RYYB, ossia ha due canali gialli al posto del singolo verde che assicurano, e lo abbiamo già visto in passato, una resa migliore in condizioni di scarsa luminosità. Huawei ha migliorato l’architettura del sensore d’immagine nel tempo e ora la abbina a un’ottica con apertura regolabile meccanica che oscilla tra f/1.4 e f/4. Girando il dispositivo e osservando le lamelle, ci si rende conto che si aprono e chiudono passando da f/1.4 (aperta) a f/4 (chiusa) come si vede nel video seguente:

La suddetta sezione hardware, assistita da Ois, è gestita efficacemente dalla IA. Il software esegue un gran lavoro di post produzione per migliorare i dettagli, ricalibrare i colori e perfezionare lo scatto nel suo complesso. Tanto che il risultato finale con la fotocamera principale vanta un realismo notevole rispetto alla scena. La variazione meccanica dell’apertura focale è perfetta per massimizzare la resa in condizioni di eccellente luminosità (f/4) oppure di scendere a f/1.4 per scattare di notte. Le vie di mezzo, che sono gestite sia manualmente dalla sezione Pro o Apertura sia in automatico in modalità Foto e Notte, si rivelano ottimali in tutte le condizioni tra i due opposti. Per esempio, in controluce o in condizioni di luce e ombra: l’abbinata tra IA, HDR (ottima la gamma cromatica dinamica del sensore) e apertura variabile permette di ottenere scatti sempre con una luce realistica e precisi nei dettagli. Come dimostriamo qui di seguito, ecco quanto varia la resa impostando i quattro valori manualmente a f/1.4 – f/2 – f/2.8 – f/4:

Il sensore principale è quello con le potenzialità fotografiche più evidenti e che potrebbe beneficiare di un aggiornamento software per ridurre lo shutter lag. Perché il P60 Pro ben si presta alle foto posate, di scenario e “pensate” ma meno, per il momento, per catturare “l’attimo fuggente”. Su questo Huawei ha margine di manovra per ottimizzare, anche perché la post elaborazione è percepibile e raggiunge l’obiettivo di migliorare efficacemente la foto ma ciò aumenta il ritardo di scatto. Come detto, il software è ancora factory e confidiamo sul fatto che saranno implementate correzioni, miglioramenti e ottimizzazioni importanti.

L’app fotografica è quella classica di Huawei, quindi anche l’esperienza d’utilizzo dell’imaging è in perfetta sintonia con la serie P. Reattivo il passaggio tra i tre obiettivi: veloce dal principale all’ultragrandangolare da 13 Mpixel; altrettanto efficiente passare a 3,5x e 10x, i due effetti zoom ottici garantiti dal teleobiettivo periscopico da 48 Mpixel sono attuati con uno spostamento effettivo delle lenti centrali e i risultati si vedono in modalità notte che assicura un dettaglio e luminosità maggiore rispetto alla combinazione Fotografia+IA (che però è più coerente nei colori). Peraltro quest’ultimo stupisce per il valore f/2.1 perché per la prima volta si riescono a ottenere scatti notturni che non “chiudono” i colori ma, anzi, sono omogenei a quello principale. Nello scatto al buio è consigliabile avere attivata la IA, mentre la modalità notte restituisce più nitidezza ma obbliga a stare fermi per circa 3 secondi per perfezionare l’immagine.

La IA è fondamentale in tutte le occasioni, quantomeno con questa versione software, perché gestisce al meglio tutta la calibrazione cromatica. Consigliamo di tenerla attiva salvo che non vogliate passare alla modalità manuale (Pro) per spaziare con la fantasia sulle impostazioni di scatto e variando l’apertura al fine di ottenere effetti fotografici artistici o sperimentali. Nella norma la fotocamera selfie da 13 Mpixel, mentre i video fino a 4K/60 fps sono stabili e di buona qualità.

Ampliando la visione sul P60 Pro, confermiamo che l’esperienza d’utilizzo della Emui 13.1 è in perfetto stile Huawei. Il collaudato ambiente accoglie l’utente e lo fa trovare a suo agio e fa la felicità di chi è appassionato all’interfaccia tipica di Huawei. Come tutti i modelli più recenti, anche il nuovo flagship si affida alla piattaforma Hms e all’AppGallery per le app (se non ci sono, le scarica da fonti esterne affidabili) ma non ha i servizi di Google.

Altro aspetto a cui bisogna rinunciare è il 5G. Lo Snapdragon 8+ Gen 1 assistito da 8 GB di Ram e 256 GB di storage supporta solo il 4G, che comunque ha una buona velocità di navigazione ovunque, ma è reattivo in ogni condizione d’utilizzo. D’altra parte è uno dei SoC più riusciti di Qualcomm e non teme alcun tipo di sollecitazione e app. Anzi, AppGallery permettendo, è ottimo tanto nei giochi quanto nel multimedia e nella produttività. A pieno carico scalda un po’ ma anche questo lo facciamo rientrare nel fatto che il software è factory e che torneremo sul P60 Pro non appena arriverà un aggiornamento.

Foto in modalità notte (più dettaglio)

Fotto con modalità standard e IA attiva (più realismo)

Abbiamo citato il multimedia, ebbene il display del P60 Pro è un punto di forza che Huawei non cela. Come il brand ha ben descritto nel suo comunicato stampa di lancio del nuovo flagship, il touchscreen Oled Ltpo a 120 Hz da 6,67″ (2.700×1.220 pixel di risoluzione, il minimo indispensabile) è compatto, ben impugnabile per via degli angoli arrotondati e della compattezza della scocca certificata IP68. In un peso di 200 grammi, Huawei ha fatto entrare una batteria da 4.815 mAh che assicura un’autonomia per l’intera giornata lavorativa anche impegnativa (di base, disattiviamo sempre l’Always on display che impatta per circa il 30%). La carica rapida a 88 Watt impiega circa 40 minuti per una ricarica completa da 0%; dal 30% al 100% ci impiega poco più di 20 minuti. Non manca il supporto per la ricarica wireless fino a 50 Watt.

Alla resa dei conti, Huawei P60 Pro è il flagship che non ti aspetti. Molto centrato sulla sezione fotografica, ha un potenziale che si esprimerà al meglio con un aggiornamento (ribadiamo che lo stiamo usando con il sistema operativo in versione factory). Non si rimpiange il 5G anche se su uno smartphone da oltre mille euro dovrebbe essere uno standard, ma vanno considerate le limitazioni a cui Huawei è ancora soggetta a causa delle imposizioni volute dagli Stati Uniti. Lo smartphone soddisfa su tutti i punti tipici di un flagship, mancano i servizi Google ma per chi lavora con la piattaforma Microsoft (come chi vi scrive) alla fine la mancanza non è così determinante. E poi, volendo, il modo per avere i servizi Google c’è ed è quasi indolore.

P.S. Una nota a parte vogliamo intonarla alla scocca posteriore con effetto marmo. Le foto non le rendono giustizia perché dal vivo è molto elegante e particolare, davvero unica nel suo genere. E che contraddistingue in modo unico il P60 Pro. Un atto di coraggio di Huawei, che merita di essere lodato.