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RUSSELL HOBBS

La proposta del Parlamento e della Commissione europea denominata mirata a “combattere i ritardi dei pagamenti nelle transazioni commerciali” rischia di avere un effetto dirompente nei Paesi membri, soprattutto in Italia. In sintesi, si vuole portare il limite massimo di pagamento entro e non oltre i 30 giorni. Si legge nel documento ufficiale della Commissione europea: “Beni e servizi vengono spesso forniti con pagamenti dilazionati: il fornitore (il creditore) concede il cliente (il debitore) ha un termine di pagamento per saldare la fattura (credito commerciale), dopo che la merce è stata consegnata o è stato erogato il servizio concordato nel contratto. I pagamenti ritardati non sono pagamenti effettuato entro il termine concordato o legale. Colpiscono le aziende di tutti i settori negli Stati membri Stati e, in misura sproporzionata, colpiscono gravemente le pmi”.

Continua il documento: “La causa principale dei ritardi nei pagamenti sono le asimmetrie nel potere contrattuale tra un grande cliente (debitore) e un fornitore più piccolo (creditore). Ciò spesso comporta che il fornitore debba accettare termini e condizioni di pagamento ingiusti. Per i debitori, il ritardo nei pagamenti è una forma di finanziamento interessante che non costa nulla al debitore ma ha un costo per il creditore. A tutto questo si aggiunge l’inadeguatezza dell’attuale quadro normativo comunitario, la Direttiva 2011/7/UE (Late Payment Directive), in cui mancano sufficienti misure preventive e adeguati deterrenti, oltre a meccanismi di applicazione e ricorso insufficienti”. La soluzione della Commissione, dopo una serie di analisi che hanno coinvolto varie parti e stakeholder, è sintetizzata in alcuni punti. I seguenti:

  • Limitare i termini di pagamento a 30 giorni nelle transazioni B2B.
  • Procedura di verifica o accettazione limitata a 30 giorni (nessuna deroga).
  • Gli Stati membri dell’UE facilitano la disponibilità di corsi di formazione sulla gestione del credito e sull’alfabetizzazione finanziaria, compresi gli strumenti di pagamento digitale per le pmi.
  • Gli interessi di mora sono automatici (concetto di “diritto” eliminato), il giorno finale della maturazione di interesse viene chiarito.
  • Compensazione forfettaria dovuta per ogni transazione pagata in ritardo e aumentata a 50 euro per riflettere inflazione.
  • Gli Stati membri dell’UE designano gli organismi responsabili dell’applicazione della legge, eseguendo accertamenti d’ufficio o mediante denunce, con facoltà di rilascio amministrativo sanzioni e pubblicare il nome dei trasgressori.
  • Utilizzo di strumenti digitali per un’applicazione più efficace.
  • Negli appalti di lavori pubblici, le amministrazioni aggiudicatrici e gli enti aggiudicatori devono verificare se il pagamento all’appaltatore principale è stato trasferito ai subappaltatori diretti.
  • Gli Stati membri dell’UE istituiranno un sistema nazionale di mediazione per risolvere le controversie sui pagamenti transazioni commerciali.
  • Gli Stati membri dell’UE devono affrontare la questione delle clausole e delle pratiche contrattuali abusive attraverso le loro diritto nazionale

L’impatto di questa proposta è commisurato nella semplificazione “con un approccio uniforme e vincolante per la lotta ai ritardi di pagamento, applicabile alle imprese di ogni dimensione, senza alcun trattamento eccezionale per le pmi. Tutte le misure sono state concepite pensando alle pmi, ma soprattutto alle aziende le dimensioni alla fine ne trarranno beneficio. Tuttavia, poiché le microimprese sono maggiormente colpite ritardi nei pagamenti rispetto ad altre aziende, è più probabile che i benefici attesi si concretizzino meglio performance delle aziende da zero a nove dipendenti.

I benefici della semplificazione deriveranno dalla definizione di termini di pagamento rigorosi e uniformi comporterà trattative meno dispendiose in termini di tempo. Limitare i termini di pagamento ridurrà il ‘fattore paura’ sperimentato dagli operatori di mercato più piccoli che attualmente spesso accettano pagamenti ingiusti termini quando si ha a che fare con operatori di mercato più grandi. Si prevede che almeno il 30% delle pmi dell’UE avrà benefici diretti da questa disposizione. Combinare il limite massimo dei termini di pagamento con deterrenti come ad esempio rendere automaticamente dovuti gli interessi e il (maggiore) compenso, dovrebbe ridurre il numero di fatture pagate in ritardo, oltre a ridurre significativamente i costi associati alla i problemi coinvolti e il tempo trascorso a rincorrere i pagatori in ritardo”. Con questa misura si “potrebbero risparmiare 27,4 milioni di ore-uomo per l’economia dell’UE-27, l’equivalente di 5.845,4 milioni di euro”. Inoltre, è “probabile che la proposta abbia un impatto positivo sul rapporto prezzo/costo e sulla competitività dell’innovazione. Con un flusso di cassa aggregato maggiore, più stabile e prevedibile, le aziende hanno di più liquidità per investire nell’innovazione o trasferire la riduzione dei costi sui consumatori”.

La reazione di Aires sul tetto dei pagamenti a 30 giorni

La Aires ha espresso forte preoccupazione in merito alla proposta, attualmente in discussione in Commissione Europea. Secondo l’Associazione, per quanto concerne il mercato dell’elettronica di consumo, la normativa creerebbe un gravissimo danno, in quanto, invece di tutelare le pmi come nelle intenzioni dei Legislatori, di fatto andrebbe a favorire i grandi produttori globali a scapito di tutti i rivenditori italiani e anche europei. Per circoscrivere e contestualizzate la criticità espressa dalla Aires, basti pensare alle dimensioni inferiori del mondo del retail dell’elettronica di consumo se paragonate a quelle dei fornitori di questo comparto, i quali non necessitano assolutamente di questa forma di tutela e che, anzi, ne trarrebbero un vantaggio ingiustificato, indebolendo di fatto il potere contrattuale dei rivenditori europei.

Inoltre, dovendo le imprese del retail ricorrere a finanziamenti per fare fronte a costi ancora non coperti dalle relative vendite (la rotazione dei prodotti è infatti ben superiore a 30 giorni) sarebbe inevitabile un aumento dei prezzi finali di vendita. Andrea Scozzoli, presidente della Aires, rivolge pertanto un appello al governo: “Mi rivolgo al Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e al Ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, ponendo alla loro attenzione la particolare e complessa situazione del nostro comparto. Questa proposta va respinta e riteniamo necessario un approccio più equilibrato e proporzionato che rispetti la diversità e le specificità dei diversi settori e modelli di business. La Aires, oltre a sostenere in modo convinto le azioni che Confcommercio sta ponendo in essere a nome di tutti i settori, si sta battendo in tal senso anche a livello europeo: unitamente a Eurocommerce, attraverso EuCER Council, di cui facciamo parte, la Aires ha sottoposto alla commissione Europea il proprio position paper, all’interno del quale sono dettagliatamente spiegati i motivi di tale opposizione. Auspichiamo che venga rivolta la dovuta attenzione a quanto esposto, perché l’impatto negativo sull’economia, sulla resilienza delle catene di approvvigionamento e sul ruolo che il settore svolge nella nostra società rischia di essere drammatico”.

Il testo integrale della proposta della Commissione europea sui pagamenti