
Sam Altman, il ceo di OpenAI azienda che ha lanciato l’ormai famoso chatbot ChatGPT ha dichiarato che potrebbe prendere in considerazione l’idea di lasciare l’Ue se non fosse in grado di conformarsi alle imminenti normative sull’Intelligenza Artificiale. Come annunciato nei giorni scorsi dal Commissario alla Concorrenza Margrete Vestager (con un primo importante appuntamento a fine maggio in Svezia), l’esecutivo sta imprimendo una forte accelerazione a quella che potrebbe essere la prima serie di norme a livello globale per disciplinare l’AI. E – come parte della bozza – le aziende che implementano strumenti di intelligenza artificiale generativa, come ChatGPT appunto, dovranno divulgare qualsiasi materiale protetto da copyright utilizzato per sviluppare i loro sistemi.
ChatGPT e lo schema normativo proposto dall’Ue
Quanto annunciato da parte di Sam Altman al momento appare un’ipotesi. L’azienda, ha dichiarato il ceo a Londra, proverà a rispettare il regolamento in Europa quando sarà stabilito. Ma nulla va escluso. “L’attuale bozza del cosiddetto AI Act su cui sta operando l’Ue sarebbe un’eccessiva regolamentazione, ma la discussione è ancora aperta”, ha detto all’agenzia Reuters. Al momento i deputati del Parlamento Europea di Strasburgo hanno definito un primo schema di lavoro con un accordo ampio. Ora è il momento del dibattito con la Commissione, e il Consiglio Europeo. Nemmeno si devono trascurare le posizioni assunte sia in occasione del G7, sia dagli stessi palazzi di Bruxelles che hanno coinvolto la Casa Bianca anche per trovare una serie di provvedimenti “ponte” in attesa che sia arrivi a una normativa condivisa e ben caratterizzata. Sam Altman ha concluso: “Ci sono molte cose che potrebbero essere fatte, come, ad esempio, cambiare la definizione di sistemi di intelligenza artificiale generici”.