margherete vestager
PALADONE

Big Tech nel mirino dell’Antitrust UE. Sul tavolo torna il tema fiscale e delle agevolazioni. Ad annunciarlo, a margine di una conferenza a Copenhagen, è stata la vicepresidente della Commissione Europea. Nell’occhio del ciclone gli accordi fiscali che gli Stati Membri hanno “sottoscritto” con le multinazionali, a cominciare dalle Big Tech. 

Big Tech: le sanzioni che hanno fatto storia e le nuove indagini

La questione delle Big Tech era già stata affrontata nel decennio e aveva generato provvedimenti rilevanti da parte della Ue. Era stata la stessa Margrethe Vestager a imporre ad Apple di pagare 13 miliardi di euro di tasse arretrate in Irlanda e ad Amazon di versare 250 milioni di euro al Lussemburgo, sostenendo che i vari accordi tra le parti effettuati equivalevano ad agevolazioni fiscali illegali. “Nonostante i vari interventi, che la pianificazione fiscale aggressiva è ancora con noi”, ha detto. “Glu uffici competenti hanno condotto un’indagine approfondita sulle pratiche di ruling fiscale in tutti gli Stati membri per il periodo compreso tra il 2014 e il 2018. Mi aspetto che ciò porterà a nuove indagini in alcuni paesi”. L’interventismo della vicepresidente della Commissione Europea non sempre ha trovato terreno fertile. La massima Corte Europea dovrà pronunciarsi nei prossimi mesi sui ricorsi, dopo che un tribunale di grado inferiore ha rifiutato le ordinanze sui temi fiscali predisposte nei confronti di Apple, Amazon e Starbucks. Al contempo però, l’Ue ha ottenuto che Engie fosse costretta rimborsare tasse per 120 milioni di euro al Lussemburgo. Un paese che da sempre ha utilizzato la leva fiscale per attrarre investitori e risparmiatori, ma che – al pari di Irlanda, Belgio e Paesi Bassi – ha provveduto a rimodulare alcune pratiche in risposta alla crociata fiscale sostenuta da Margrethe Vestager. Che, serve ribadirlo, è la vicepresidente della Commissione Europea, ossia del governo dell’Ue, di cui fanno parte i Paesi sopra elencati.