RUSSELL HOBBS

BEREC, l’Organismo dei Regolatori Europei delle Comunicazioni Elettroniche, un’agenzia dell’Ue con sede a Riga, ha messo in guardia la Commissione Europea dal proporre una legislazione per ottenere l’aiuto di Big Tech per pagare il lancio del 5G e della banda larga. Insomma, un chiaro no alla cosiddetta tassa sul traffico affermando di non vedere un problema di concorrenza o un fallimento del mercato.

BEREC le ragioni del no alla tassa per le Big Tech

L’esecutivo di Bruxelles è impegnato a esaminare la questione. La scorsa settimana mediante la GSMA ed ETNA (con in prima fila Telekom, Telefonica, Vodafone e Telecom Italia) è stata inviata alla Commissione una lettera con richiesta esplicita affinché le Big Tech (Google, Meta, Apple, Amazon, Netflix che cuberebbero più di metà del traffico) si facesse carico di parte dei costi di rete.Di qui a breve giro di posta la replica di BEREC che ha manifestato più di un dubbio su una tassa di rete obbligatoria imposta alle società. “È discutibile che i pagamenti obbligatori dai CAP (fornitori di contenuti e applicazioni) agli ISP (fornitori di servizi Internet) porterebbero gli Stati membri a raggiungere gli obiettivi di connettività”, ha affermato il BEREC. “Al contrario, è piuttosto probabile che gli ISP in aree già ben fornite ne trarrebbero i maggiori benefici”. Non solo. Secondo BEREC una tariffa obbligatoria può svantaggiare gli operatori di telecomunicazioni più piccoli con minori economie di scala e potere contrattuale, mentre altre società di telecomunicazioni con i propri servizi di streaming o cloud possono discriminare e promuovere ingiustamente questi servizi. Infine, il contributo che viene richiesto può anche portare a un aumento dei prezzi per i consumatori, disincentivare Big Tech dagli investimenti e violare le regole di neutralità della rete dell’Ue”.