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Sembrava troppo bello. E per qualche mese lo è anche stato: poter pagare con il Pos e con le alternative digitali qualsiasi cifra, senza limite minimo di spesa. Ma poi il Governo è cambiato e ha subito messo in chiaro che i contanti sono il nuovo futuro. Un ritorno al passato che farà contenti molti ma che, di fatto, blocca e toglie ossigeno a una mongolfiera che già faticava di per se: i pagamenti digitali. Beninteso, tra Pos e pagamenti digitali non ci sono tanti punti in comune ma sono comunque sufficienti per abituare le persone a imparare a rinunciare alla carta e alle monete. E per le aziende coinvolte a incardinare una cultura del pagamento che passa da device personali, dallo smartphone allo smartwatch fino alle smart card. Invece no. Ecco la pietra tombale, significativamente cesellata nell’articolo 69 della Legge di Bilancio (composta da 155 articoli). Tra i tanti significati del 69, alcuni dei quali non ci dilunghiamo nemmeno a ricordarli, c’è quello che lo identifica come il simbolo del “sottosopra”, degli “opposti”, del “debito” e dell’elemosina. Interessante soprattutto i primi due, perché si sovverte un percorso verso il digitale che, pur faticando, era incentivato dall’uso del Pos senza limite.

Ma il famigerato articolo 69 si oppone, mette sottosopra il tutto. Oltre all’innalzamento del tetto dei pagamenti per contati, che dall’inizio dell’anno passa dagli attuali 1.000 euro a 5.000 euro, è stato messo un limite all’obbligo dei commercianti nell’accettare i pagamenti in forma digitale (via Pos o equivalente). Così i negozianti possono rifiutare i pagamenti con il Pos fino a una spesa di 60 euro, senza incorrere in alcuna sanzione. Nella prima versione, questo limite era a 30 euro: comunque tantissimo. Soprattutto per un mercato e un’economia dei pagamenti digitali che allinea tante aziende tech e fintech nell’innovazione per eliminare al massimo l’attrito nel momento in cui si finalizza l’acquisto.

Finora la legge non indicava cifre, anzi era proprio scritto letteralmente l’obbligo di accettare pagamenti per “qualsiasi importo” (dal 1 luglio 2022). A fronte del rifiuto, il negoziante incappava in una sanzione di 30 euro a cui si sommava un’ammenda del 4% calcolata sulla somma da pagare.

Ma nella nuova Legge di Bilancio, si badi bene che è ancora in bozza, scompare tutto ciò e viene messo un limite minimo di 60 per l’obbligo del commerciante di accettare Pos, pagamenti digitali e affini. L’unica speranza, a questo punto, è che questo articolo 69 venga emendato in sede parlamentare, trovando equilibri diversi.

Per rispetto di chiunque in questi anni ha fatto quanto possibile per smaterializzare il pagamento, seppure mantenendolo tracciato, e per rendere un po’ più moderna, digitale ed efficiente l’Italia, iniziando dal commercio. Perché le rivoluzioni non iniziano dalla cima, ma dal basso, dalla spesa di tutti i giorni. E imponendo limiti da una parte e abbassando i vincoli dall’altra, più che rivoluzioni, siano esse digitali o di altro tipo, si incappa solo ed esclusivamente in ampi spazi di manovra in territori grigi.

Codacons: cancellati 8 anni di battaglie sui Pos

Le disposizioni della manovra che riguardano il Pos rappresentano un colpo di spugna che cancella di netto 8 anni di battaglie in favore dei consumatori. Lo afferma il Codacons, commentando l’incremento da 30 a 60 euro del limite oltre il quale i commercianti sono esentati dall’obbligo di consentire il pagamento con carte e bancomat, previsto dall’ultima bozza circolata della legge di bilancio all’articolo 69.

L’obbligo del Pos per commercianti e professionisti ha rappresentato una storica battaglia del Codacons durata ben 8 anni e che aveva portato lo scorso giugno all’introduzione di sanzioni verso gli esercenti che rifiutavano ai clienti i pagamenti elettronici – spiega l’associazione – L’incremento del limite a 60 euro per l’uso di carte e bancomat deciso ora dal Governo, oltre ad essere del tutto inutile, rappresenta una presa in giro: l’eliminazione delle sanzioni nei confronti dei commercianti prevista dalla legge di bilancio, infatti, permetterà di fatto a tutti gli esercenti, professionisti e artigiani di rifiutare i pagamenti con Pos, senza incorrere in alcun tipo di conseguenza, con evidenti danni per i consumatori costretti, se vogliono effettuare acquisti e pagamenti, a ricorrere al contante – conclude il Codacons.

Unimpresa: gli obblighi del Pos stridono con l’aumento del tetto contante

“La permanenza dell’obbligo del Pos per i commercianti, nonostante venga alzata la soglia da 30 euro a 60 euro con la legge di bilancio, stride con l’aumento del tetto per l’utilizzo del contante destinato a salire a 5.000 euro con la stessa manovra”. Lo dichiara il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara.

“L’innalzamento del tetto al contante, come correttamente prospettato, si pone l’obiettivo di favorire una crescita dei consumi, anche utilizzando riserve di famiglie, magari lecitamente custodite in casa o nelle cassette di sicurezza in banca. La mancata eliminazione dell’obbligo del Pos, invece, non solo rappresenta una forte penalizzazione per le imprese di minore dimensione e soprattutto per i piccoli commercianti, ma soprattutto va nella direzione opposta, quantomeno come segnale politico, rispetto all’utilizzo libero della moneta di carta” aggiunge Ferrara.