
Arm: debutto coi fiocchi alla borsa di New York (Nasdaq). Le azioni della società britannica produttrice di chip – che fa capo al gruppo di investimenti giapponese di SoftBank – hanno incasellato un rialzo di quasi il 25% riaccendendo le speranze degli investitori in un’inversione di tendenza nel moribondo asfittico delle offerte pubbliche iniziali (Ipo). Il titolo, che ieri aveva aperto la seduta a 56,10 dollari, ha chiuso la prima giornata di contrattazioni a quota 63,59 dollari. Il che ha determinato per la società una valutazione di 65 miliardi di dollari, dopo un’assenza di sette anni sui mercati finanziari.
Arm e il bisogno di tornare a investire e a crescere
Arm ha dunque collezionato un viatico soddisfacente e offre spunti meno preoccupanti in vista delle prossime quotazioni previste sulla piazza statunitense. Come a dire che gli investitori vedono meno ombre addensarsi. E se le prossime Ipo dovessero centrare gli obiettivi, probabilmente scateneranno un’ondata di lanci del mercato azionario nel 2024, stando alle parole di banchieri e analisti. SoftBank detiene ancora una quota del 90,6% della società che ha acquisito nel 2016 per 32 miliardi di dollari. Ora sta cercando di fare cassa dopo che l’operazione di vendita a Nvidia (del valore di 40 miliardi di dollari) non è andata a buon fine a causa di ostacoli normativi. Soddisfatto il ceo di SoftBank, Masayoshi Son, che punta a trovare una stabilizzazione del valore del titolo in proiezione futura. Per altro, Arm riveste un ruolo rilevante nell’ecosistema dell’hardware tecnologico poiché i suoi chip alimentano quasi tutti gli smartphone nel mondo. Il mese scorso ha rivelato che le sue entrate annuali erano diminuite dell’1% a causa del crollo dei suoi due mercati più grandi, smartphone e personal computer. La speranza, adesso, è che sulle ali del debutto in borsa il gruppo britannico possa riuscire a trovare una maggiore solidità per svolgere il ruolo che le compete sul mercato dell’industry.